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Perché la trasformazione di M5S non è una bella notizia. La versione di Becchi

Ormai è chiaro che il M5S è, per rubare una metafora a D’Alema, “una costola della sinistra”. La trasformazione è avvenuta per volontà di Beppe Grillo e indietro non si torna. E allora dai perché non provarci già alle elezioni regionali?

È strano ma alla fine solo in Liguria Pd e M5S correranno insieme. Il caso ligure fa ben capire che siamo di fronte ad un Partito sull’orlo di una crisi di nervi. Prima la Salvatore (la figura di punta dei pentastellati in Liguria) se ne va perché non accetta la nuova linea pro alleanze e poi passano i mesi senza che si trovi un nome condiviso, alla fine il nome salta fuori dal cilindro ma non convince nessuno. A dirla tutta neppure il Pd. Nel M5S uno si oppone l’altro pure, poi l’Elevato dall’alto delle sue considerazioni metafisiche sulle ortiche nel suo orto biodinamico dice che alla fine il suo vicino di casa (Sansa) è il meno peggio. Risultato raggiunto? Toti può vincere anche senza giocare.

In Puglia invece, dove battere il nuovo (Fitto) che avanza sarebbe stato un gioco da ragazzi, si correrà da soli in modo da garantire proprio il successo di Fitto. Masochismo politico allo stato puro. Nelle altre Regioni poco importa. Non c’è partita.

Il M5S è un partito allo sbando che prenderà una batosta tremenda alle elezioni regionali dappertutto ma che canterà vittoria per il referendum sul taglio del numero dei parlamentari, non rendendosi conto che ad essere tagliati saranno proprio loro quando si andrà a votare. Appunto.

Ma c’è tempo sino alle prossime politiche. Tanto tempo. Un partito che aspira solo a sopravvivere sino a fine legislatura, sapendo che il destino è comunque segnato. Questa è l’impressione che si ha del M5S.

Per tagliare la testa al toro, ora Sansa sul Blog delle Stelle viene addirittura presentato come il candidato non di una coalizione ma del M5S in Liguria. Uno da sempre del Pd e che per anni ha criticato Di Maio oggi è il candidato del M5S. Non c’è rimasto neppure un minimo di pudore…

Cedere poi il passo ai giornalisti per un partito che li metteva giustamente alla gogna è un ulteriore segno ulteriore dell’avvenuta trasformazione.

In peggio non in meglio, come molti credono.

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