Gli Stati Uniti hanno respinto quasi tutte le rivendicazioni di Pechino sul Mar Cinese Meridionale, il bacino asiatico in cui si trovano diversi isolotti contesi tra Cina e altri Paesi. È la più grossa forma di escalation tra le due potenze riguardo ai temi nel quadrante, con gli Usa che considerano l’area come un ambito di contenimento delle ambizioni del Dragone, e la Repubblica popolare che sa che non può arretrare di un millimetro sulle sue pretese se vuole coltivare aspirazioni da grande potenza. È stato il segretario di Stato, Mike Pompeo, a denunciare che gli interessi comuni dei Paesi rivieraschi sono minacciati in un modo “senza precedenti” dalla Cina, la quale avanza rivendicazioni “completamente illegali”.
We are strengthening U.S. policy on South China Sea maritime claims, according to international law, in rejection of Beijing’s intimidation, bullying, and claims of maritime empire.
— Secretary Pompeo (@SecPompeo) July 13, 2020
Negli anni, i genieri dell’Esercito del popolo hanno costruito infrastrutture militari sulle poche terre emerse tra quelle acque, che hanno valore per le riserve sui fondali, ma soprattutto per il posizionamento in mezzo alle rotte che dal Pacifico scendono per l’Indiano. E tra quegli isolotti militarizzati hanno sfilato più volte le navi da guerra americane per marcare il territorio con la volontà di reclamare la libertà di navigazione in acque che per Washington sono internazionali. “La Repubblica popolare cinese non ha motivi legali per imporre la propria volontà sulla regione e rivendicare risorse al largo delle coste degli Stati del sud-est asiatico”, dice Pompeo su Twitter rilanciando la dichiarazione.
Tre le principali denunce specifiche. Primo, la Cina non può far valere legalmente un reclamo marittimo sulla Zona Economica Esclusiva (ZEE) attorno alle isole Scarborough e Spratly; contenzioso aperto con le Filippine, a cui un tribunale internazionale ha già dato ragione. Secondo, respinte dunque le rivendicazioni cinesi sul divieto di navigazione all’interno delle 12 miglia nautiche dalle coste delle Spratly e da lì Washington considererà illegittima “qualsiasi pretesa marittima della PRC (Public Republic of China, ndr) nelle acque circostanti la Vanguard Bank (al largo del Vietnam), Luconia Shoals (al largo della Malesia), e nella ZEE del Brunei e Natuna Besar (al largo dell’Indonesia)”. Terzo, considerata vana ogni richiesta riguardo a James Shoal, un gruppo di isolotti quasi completamente sommersi che si trovano a 50 miglia nautiche dalle coste malesi e a 1000 da quelle cinesi (differenza di distanze che non ha comunque bloccato Pechino che le vede come possedimento storico).