Un suo intervento è stato invocato a più riprese nelle ultime settimane, in particolare a ridosso della richiesta di estensione e prolungamento dello stato d’emergenza che si sarebbe dovuto concludere il 31 luglio e andrà avanti, invece, fino al 15 ottobre. Sergio Mattarella ha scelto la cerimonia del Ventaglio per dire la sua e fare un appello alla responsabilità: non bisogna confondere “la libertà con il diritto far ammalare altri”, ha detto il Capo dello Stato, aggiungendo che “imparare a convivere con il virus finché non vi sarà un vaccino risolutivo non vuol dire comportarsi come se il virus fosse scomparso”.
Insomma, un attestato di fiducia all’operato del governo da una parte, ma anche un appello all’unità e alla responsabilità. “Soltanto ricordando quel che è avvenuto – e senza dividerci in contrapposizioni pregiudiziali ma con una comune ricerca di prospettive – possiamo porre basi solide per la necessaria ripresa e per pervenire a una nuova normalità”, ha proseguito il Presidente della Repubblica. La libertà, ha proseguito Mattarella, non è violare le regole di cautela sanitaria, ma è saper tener conto anche del “dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri”.
“Appena quattro mesi fa – ha poi ricordato -, il 31 marzo, sono morti in quel solo giorno oltre ottocento nostri concittadini. Non possiamo e non dobbiamo rimuovere tutto questo. Per rispetto di quei morti. Per rispetto di chi si è prodigato a curarli, conducendone tanti alla guarigione. Per rispetto dei sacrifici affrontati dai nostri concittadini con comportamenti apprezzati in tutto il mondo, che oggi ci permettono di guardare con maggiore fiducia rispetto al pericolo del virus. Altrove il rifiuto o l’impossibilità di quei comportamenti ha provocato e sta provocando drammatiche conseguenze”.
Mattarella ha dedicato poi una riflessione anche al mondo dei media. “L’avere posto al centro i fatti, l’approfondimento scientifico, la ricostruzione del fenomeno, il contributo fornito all’educazione ed al senso di responsabilità dei cittadini, hanno consentito ai media di svolgere un ruolo di grande rilievo nel contrastare la pandemia”, ha detto Mattarella, e “i dati degli ascolti televisivi, dei contatti web, della diffusione dei quotidiani in quei terribili mesi, testimoniano una ripresa di fiducia e di attenzione nei confronti dei media professionali”. “Una opportunità, forse inattesa, che rilancia il ruolo del giornalismo, opposto alle fabbriche della cattiva informazione, di quelle che siamo abituati ormai a definire fake news, notizie contraffatte, per esprimersi in italiano”.
“Le fake news – ha osservato il Capo dello Stato -, notizie contraffatte, sono, normalmente il prodotto di azioni malevole, abitualmente anonime, concertate allo scopo di ingannare la pubblica opinione, contando sull’effetto moltiplicatore del web e sulla assenza di sanzioni” che è “esattamente l’opposto dell’informazione professionale che prevede anche sistemi di sanzioni puntuali sia degli organi preposti alla deontologia professionale, che da parte della magistratura. I due fenomeni non vanno quindi in alcun modo confusi. Anche sulla base dell’esperienza di questi mesi va ricordato che quella della libertà di stampa come bene pubblico è questione che attiene alla libertà delle persone”.