Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Subito il Mes. Bicamerale o task force? Pensiamo alla sostanza. Parla Marattin (Italia Viva)

Sul piatto ci sono 209 miliardi in arrivo dall’Europa. E ora, come fare a gestirli? Nello scacchiere politico i pressing si articolano sostanzialmente su due richieste: o una “task force” ministeriale (formula per la verità che non ha una conformazione precisa ma sicuramente – quantomeno a livello terminologico – è piuttosto in voga di questi tempi) oppure una commissione bicamerale dedicata al Recovery Fund. Ipotesi quest’ultima caldeggiata in particolare da Pd e Forza Italia. Nel frattempo, anche sul già lungamente dibattuto fronte “Mes”, l’esecutivo sta andando incontro ad un’ulteriore lacerazione. Infatti, mentre per il Pd la strada da seguire è quella di impiegare i 36 miliardi del fondo salva stati per far fronte alle spese di carattere sanitario, il Movimento 5 stelle si dice contrario e a più riprese ha individuato nel Mes un rischio. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Luigi Marattin, responsabile economico di Italia Viva e vice capo gruppo alla Camera.

Marattin, dopo le trattative europee sul Recovery Fund, a gran voce si richiede o una task force ministeriale o una commissione bicamerale per la gestione dei 209 miliardi in arrivo dall’Europa. Lei che posizione ha in merito?

Non vorrei che perdessimo settimane in un dibattito del genere. Le nostre energie ora devono essere indirizzate sull’individuazione delle poche priorità su cui concentrare, nei prossimi anni, le risorse che arriveranno, in modo da produrre un cambiamento vero e duraturo. Se l’elaborazione di questo piano debba passare attraverso commissioni o task force mi interessa fino ad un certo punto. So che devono essere ugualmente protagonisti il governo e il parlamento, con un costante orecchio alle tante energie e competenze che sono fuori dai palazzi della politica. Questa la sostanza. La forma mi interessa fino ad un certo punto”.

Anche il tema del Mes rimane piuttosto dibattuto, anche nell’ambito dell’Esecutivo. Di fatto il Pd vorrebbe utilizzare i 36 miliardi per le spese sanitarie, mentre i grillini ritengono il Mes un rischio. Che idea si è fatto lei e qual è la linea di Italia Viva?

La stessa degli ultimi tre mesi, da quando è nata questa linea di credito speciale all’interno del Mes. Va utilizzata subito, senza se e senza ma. La ragione è triplice: costituisce una fonte di finanziamento allo 0,08%, contro l’attuale nostro costo di emissione che è almeno 15 volte superiore. Lei conosce qualche famiglia o azienda che preferisce spendere 15 volte di più per un mutuo solo perché non gli piace il nome dello strumento? In secondo luogo, non ha alcun tipo di condizionalità, mentre il Recovery Fund – da tutti osannato – ha rigidi controlli, condizioni e supervisioni (giustamente, perché si tratta di risorse comuni e pertanto ha senso che vi sia una governance comune o comunque un accountability). Infine, vi sono spese rilevanti che dovremmo sostenere nei prossimi mesi – pensiamo solo alla messa in sicurezza di scuole e aziende – per le quali il Mes è stato messo a disposizione.

Meloni ha posto una serie di condizioni per dare il via libera alla bicamerale. Prima fra tutti che sia paritaria o presieduta dall’opposizione. Pensa che sia una richiesta legittima e percorribile?

Questa classe politica – di maggioranza e di opposizione – è chiamata ad un compito alla quale nessuna altra generazione dell’Italia repubblicana è stata mai chiamata: immaginarsi un programma concreto di cambiamento radicale del Paese senza avere l’alibi della mancanza di risorse. È impensabile che tale compito possa essere assolto senza un adeguato coinvolgimento sia dell’opposizione che della società civile. Certo, con un vincolo: tutti devono capire che non è arrivato Babbo Natale, e che queste risorse devono essere spese con criterio. Altrimenti la più grande opportunità della storia della Repubblica si tramuterà nel più grande fallimento.

A proposito di centrodestra. Sul fronte della partita europea, come valuta l’atteggiamento della coalizione di centrodestra? E le posizioni di Salvini?

Mi sembra che abbiano adottato tre atteggiamenti diversi. Forza Italia ha pienamente accettato la sfida del ragionamento di merito e ha finalmente rinnegato il populismo. Fratelli d’Italia sta tenendo una posizione intermedia ma interessante, lo dimostra l’intervista di stamani della Meloni al Corriere della Sera, in cui lancia – parlando dell’utilizzo delle risorse del prossimo scostamento – tre temi concreti e del tutto ammissibili. E poi c’è Salvini, che non cambia mai: nel pieno del dibattito europeo sul Recovery Fund, il massimo che è stato in grado di fare è un video in cui diceva che gli olandesi sbagliano perché non hanno il sole, il vino, non sanno cucinare ecc. Un populista senza speranza, che non merita secondo me neanche più troppa attenzione.

Ottenere i 209 miliardi dall’Europa a suo giudizio è stata comunque una vittoria? Il presidente Conte potrà utilizzare, nell’abito ad esempio di un futuro appuntamento elettorale, questo risultato come strumento a proprio vantaggio?

Mi rifiuto di guardare a quanto successo come ad una partita di calcio, e tanto meno a ragionare se vada a vantaggio del capitano, dell’allenatore, della società o del portiere che ha parato i rigori. Quello che è accaduto il 21 luglio è innanzitutto un decisivo passo avanti del processo di integrazione europea, partito all’indomani della seconda guerra mondiale e che ora – con la rottura del tabù del debito comune – sperimenta un avanzamento potenzialmente decisivo. In secondo luogo, è una grande opportunità per l’Italia. Che però, come dicevo, può anche trasformarsi nel suo più grande fallimento, se gestito male.

Al netto del piano politico, quali sono le priorità a suo modo di vedere che con questi fondi vanno affrontate?

La risposta alla sua domanda deve essere l’atto finale di una riflessione complessa, probabilmente tra le più complesse – e importanti – che questa Repubblica abbia mai svolto. Dal canto mio, come spunto iniziale, le dico una cosa di cui sono profondamente convinto: queste decine di miliardi non vanno sprecate in mille rivoli, e non vanno utilizzate per comprare consenso politico (una delle funzioni principali che la spesa pubblica ha avuto in questo Paese). Ma vanno utilizzati come facilitatori di tutte quelle riforme strutturali (dalla giustizia alla pubblica amministrazione, dal mercato del lavoro al sistema formativo, dalla digitalizzazione alla transizione verde) che in questo Paese non abbiamo mai saputo fare. Per mancanza di risorse e di una classe politica all’altezza della sfida. Di queste due mancanze, la prima è venuta meno. Se viene meno anche la seconda, glielo dirò tra qualche mese.

×

Iscriviti alla newsletter