C’è un traghetto (la Moby Zazà) trasformato in nave da quarantena al largo di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Domani, lunedì 6 luglio, i 211 migranti che hanno concluso il periodo di isolamento a bordo saranno sbarcati e il loro posto sarà preso dagli altri 180 che finora sono stati su una nave Ong (la Ocean Viking) che li ha recuperati in alto mare e che ha avuto indicazione di sbarcarli a Porto Empedocle. Se la nave da quarantena è una sola, che si fa se nei prossimi giorni arrivano altri naufraghi? È la domanda che si pongono le autorità siciliane e che è ben presente ai vertici del ministero dell’Interno perché il Covid-19 sta complicando maledettamente un fenomeno già complicato di suo come i flussi migratori: sono 30 i positivi sui 211 che saranno sbarcati dalla Moby Zazà. “In futuro si deve essere più tempestivi”, ha commentato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, soddisfatto per la definizione della vicenda Ocean Viking, ma conscio del fatto che non si può immaginare un tira e molla per ogni caso simile in futuro. Tra le righe, le parole di Zingaretti sono un ulteriore segnale di insoddisfazione rivolto al governo.
I tamponi effettuati sulla Ocean Viking disegneranno il quadro esatto della situazione che stava sfuggendo di mano dopo i sei tentativi di suicidio di alcuni migranti, ma resta accesa la polemica del presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, che accusa il governo di non voler noleggiare altre navi sulle quali isolare i migranti per la quarantena, sostenendo che si preferisce scaricare la responsabilità sui prefetti anziché spendere per ulteriori noleggi. L’aumento degli sbarchi (7.314 persone al 3 luglio), va detto, dipende in gran parte da imbarcazioni autonome che riescono a raggiungere le nostre coste senza essere intercettate, con prevalenza dei tunisini (1.674) seguiti dai bengalesi.
Le rotte indicate anche dall’Unhcr, l’organizzazione Onu per i rifugiati, partono da Tunisia, Libia ed Egitto, oltre che da Algeria e Grecia. Si parla meno, per esempio, degli algerini che puntano sulla Sardegna, come i 45 sbarcati una settimana fa, o dei 59 pachistani arrivati in Calabria a metà giugno su una barca a vela. Eppure, nonostante la guerra e le complicità di molte autorità locali coinvolte nel traffico di esseri umani, la Guardia costiera libica nei primi sei mesi di quest’anno ha riportato indietro 5.475 migranti. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nello stesso periodo lungo la rotta centrale del Mediterraneo sono morte 98 persone e altre 149 sono disperse.
Per ora, dunque, si affronta una singola emergenza quando si presenta visto che a livello politico non c’è ancora un accordo. Forse il vertice fissato al 9 luglio tra i partiti di maggioranza fornirà indicazioni più precise su come si intendono modificare i decreti sicurezza voluti dall’allora ministro Matteo Salvini: se davvero si troverà un punto di mediazione tra il Movimento 5 Stelle che li condivise con il leader leghista e il Pd che vuole riscriverli a fondo, il nuovo decreto sarebbe varato a settembre per evitare problemi con i tempi di conversione. A settembre il clima politico non sarà migliore di quello attuale.