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Paracadutisti, portaerei e bombardieri. Così gli Usa controllano il Pacifico

Nel giro di mezz’ora, 400 paracadutisti americani hanno invaso l’area della base Andersen di Guam. L’esercitazione nell’isola militarizzata in mezzo al Pacifico aveva lo scopo di dimostrare forza, prontezza e capacità a due nemici strategici nella regione: la Cina e la Corea del Nord. Gli “Spartan”, appartenenti alla 4^ Brigade Combat Team della 25esima Divisione di fanteria, sono infatti partiti dalla base Elmendorf-Richardson di Anchorage, in Alaska, e a bordo di quattro C-17 Globmaster hanno viaggiato per dieci ore prima di lanciarsi nel teatro operativo simulato. Il Pentagono in questa fase sta spingendo molto questo genere di missioni che dimostrano la prontezza operativa globale “da remoto”, ossia anche senza la necessità di mantenere grossi quantitativi di truppe stabili nei teatri strategici.

L’attenzione per il Pacifico in questo momento è altissima a Washington — componente logica del confronto con la Cina. Attualmente nel quadrante ci sono tre portaerei, la “USS Ronald Reagan” è nel Mar delle Filippine, la “USS Nimitz” e la “USS Theodore Roosevelt” sono a largo del Mar Cinese Meridionale per attività d’esercizio congiunte. È la prima volta che si presenta un tale dispiegamento di forze nello stesso quadrante dal 2017, quando l’amministrazione Trump mostrava i muscoli al satrapo Kim Jong-un. A Guam è ripresa la rotazione dei bombardieri strategici B-52, mentre anche i B-1 Lancer decollano dall’isola per compiere missioni di “dynamic force employment” su diverse aree, secondo la richiesta di prontezza e presenza su vari ambienti operativi prevista dalla National Defence Strategy.

(Foto: U.S. Air Force photo, fatta dal Sgt. Richard Ebensberger)


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