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Non solo Ponte Morandi, ecco i tre pilastri di #Italiaveloce. Scrive il ministro De Micheli

Di Paola De Micheli

La nostra idea di Paese risponde ai bisogni delle persone, ovunque abitino e ovunque lavorino, e non vuole più avere aree di marginalità né sociale, né economica. Abbiamo l’occasione e il dovere di trasformare in opportunità la grave crisi finanziaria e sanitaria che stiamo attraversando e di rilanciare una grande opera di modernizzazione e trasformazione del Paese, con riforme strutturali e una nuova visione strategica al servizio della collettività e della competitività, su scala europea e mondiale.

In un Paese come il nostro, dalla collocazione geografica pressoché unica di hub naturale al centro del Mediterraneo e fortemente votato all’export, il potenziamento e l’ammodernamento dei collegamenti transfrontalieri e, più in generale, l’intermodalità, devono essere elementi strutturali all’ossatura della ripresa economica. Soprattutto alla luce dell’emergenza Covid-19, che ha mostrato il ruolo strategico – a volte anche di sostentamento – di una rete di trasporti e infrastrutture efficiente e interconnessa con l’estero.

Un’Italia veloce, connessa, sicura e sostenibile si traduce in un sistema integrato e resiliente di infrastrutture e servizi, capace di rilanciare la competitività delle imprese e dei territori, aumentare la qualità di vita delle persone, ridurre le disuguaglianze geografiche e sociali. Il piano al quale stiamo lavorando lo abbiamo chiamato #Italiaveloce proprio perché desideriamo diventi la chiave di volta della ripresa del Paese.

Una svolta che parta da tre pilastri fondamentali. In primis un’Italia ad alta velocità ferroviaria e stradale, interamente connessa nell’asse nord-sud, est-ovest e isole. Un importante investimento su quello che possiamo definire il “rammendo”, ossia la manutenzione dell’esistente, che stiamo portando avanti insieme a Rfi, Anas e i concessionari con un mirato aggiornamento dei contratti di programma. E ancora, la valorizzazione e rigenerazione di intere città e borghi grazie al piano di rinascita urbana, insieme a un forte investimento sulla mobilità ambientalmente sostenibile ed efficace nel soddisfare le esigenze delle persone puntando su metropolitane, tramvie e ciclovie.

In secondo luogo, un’Italia ad alta velocità portuale, con una portualità che deve essere riconosciuta come regina del Mediterraneo, punta di diamante del nostro Paese che ci renda pronti e competitivi, anche grazie a una logistica di qualità, con i porti del nord.

Infine, un’Italia ad alta velocità aerea con un nuovo ruolo strategico, sia trasportistico che geopolitico, della compagnia di bandiera e con un piano aeroporti che ci renda più attrattivi sul piano dello sviluppo economico e del turismo.

Nel nostro Paese gli ostacoli alla realizzazione delle infrastrutture, da più di un decennio, sono dipesi da deficit di progettazione, da una scarsa condivisione delle scelte e da procedure autorizzative troppo lunghe. Il processo decisionale non sempre è risultato trasparente e razionale, portando alla realizzazione di opere progettate con criteri di over-design e con tempi di realizzazione maggiorati.

Sulla sfida alle semplificazioni, abbiamo certamente bisogno di una manutenzione del codice degli appalti. Le opere si realizzano con risorse e persone. Le risorse le abbiamo, dobbiamo concentrarci e investire sulla formazione delle persone. Dobbiamo e vogliamo dare una seria prospettiva di crescita. Il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti vuole farlo concretamente perché questa scelta è uno dei modi per combattere le disuguaglianze. Perché sviluppare infrastrutture significa e significherà sempre abbattere le differenze, donare nuova linfa alle persone, nei piccoli centri e non solo nelle grandi città.

Le decisioni e le azioni che governi, istituzioni internazionali e mondo produttivo intraprenderanno oggi per contrastare la crisi in atto, potranno plasmare profondamente la società in cui vivremo domani. Ecco perché il recupero delle migliori competenze e la collaborazione di tutte le forze responsabili, in un sforzo unitario e sistemico, diventa fondamentale per riaccendere i motori e dare forma al potenziale unico dell’Italia in una prospettiva di rinascita e cambiamento.

 

 

Articolo pubblicato sul numero di giugno di Formiche

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