Questo Consiglio europeo sarà decisivo per le sorti dell’Europa, ma anche dell’Italia. Dal suo esito infatti dipenderà non solo la capacità di ripresa economica del nostro Paese dopo la crisi legata alla pandemia, ma anche i prossimi sette anni di bilancio.
Uno dei punti sul tavolo dei leader europei sarà infatti anche il quadro finanziario pluriennale 2021-2027. L’occasione è ghiotta, l’Italia infatti potrebbe passare da terzo contributore netto dell’Unione, dopo Francia e Germania, a Paese beneficiario, Paese che riceve dall’Europa più di quanto dà.
La proposta di base sui cui si negozierà è quella presentata nei giorni scorsi dal Presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel. La sua bozza prevede un bilancio da 1074 miliardi di euro e un Fondo per la Ripresa di 750 miliardi di euro (500 di sussidi e 250 di prestiti) che ricalca la proposta della Commissione europea.
Nei sette anni passati l’Italia ha contribuito al bilancio UE con 107 miliardi, circa 15 miliardi all’anno. I trasferimenti sono stati 78. Il saldo è dunque negativo di quasi 4 miliardi di euro l’anno.
Con il Next Generation Eu si ribalta questo schema: secondo la proposta di Commissione e Consiglio arriveranno all’Italia circa 170 miliardi, 80 dei quali trasferimenti e 90 prestiti.
Naturalmente molto dipenderà dalla nostra capacità di assorbimento e dalla qualità dei progetti che presenteremo all’Europa, ma è un evidente inversione di marcia che non possiamo che sostenere.
Al prossimo negoziato europeo tutti gli italiani devono dunque tifare Italia e il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte: i Paesi cosiddetti frugali hanno ottenuto molti vantaggi dall’attuale costruzione europea, mentre i territori più poveri, in particolare quelli del Sud Europa, hanno sofferto enormemente delle politiche neo-liberiste e pro-austerity di Bruxelles. Consideriamo il Next Generation Eu come una soglia di risarcimento degli errori del passato e un passo avanti importante per un’Europa più giusta.
Le previsioni economiche della Commissione europea dimostrano ancora una volta l’urgenza di un cambiamento radicale delle politiche europee. La crisi che stiamo vivendo è simmetrica ma colpisce di più i Paesi dell’area mediterranea che sono quelli che subiranno una maggiore contrazione del Pil.
Secondo le stime europee infatti, i paradisi fiscali subiranno una perdita inferiore del Pil nel 2020 e cresceranno più rapidamente nel 2021.
Questo significa che le attuali regole europee amplificano le distorsioni all’interno dell’area euro, creano distorsioni competitive e vanno dunque profondamente cambiate.
In Europa non esistono Paesi di serie A e Paesi di serie B quindi è importante approvare in fretta il Recovery Fund così da aiutare imprese e cittadini già quest’anno.