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Cosa ci dice la doppia debolezza di Salvini e Azzolina. L’analisi di Antonucci

Ha tenuto banco la polemica, su social e stampa, tra il senatore Matteo Salvini e la ministra Lucia Azzolina. Accusata da Salvini di incompetenza per la prolungata chiusura delle scuole e per le evidenti difficoltà nel percorso di definizione delle nuove classi, della individuazione dello stock di personale, docente e non, necessario per settembre, del distanziamento sociale nelle aule, Azzolina ha ritenuto opportuno rispondere alle critiche del leader della Lega appellandosi all’argomento di genere e di età, ovvero di essere oggetto di critiche in quanto “donna e giovane”.

Salvini e Azzolina sono due fenotipi di politici praticamente opposti per genere, età, esperienza professionale, provenienza geografica, carriere di studi, cultura politica, esperienza nella vita pubblica del Paese. Ne consegue che lo scontro di Salvini e Azzolina sembra quasi un episodio della guerra dei mondi, tante le diversità irriducibili tra i due esponenti politici e le due subculture politiche di cui sono portatori. Se non meraviglia osservare che due curricula politico-istituzionali, oltre che personali, così differenti siano entrati in conflitto, sorprende la natura, tutta mediatica (a colpi di post su Fb, tweet e interviste su stampa) e niente affatto centrata su azioni e interventi politici (nelle sedi istituzionali), di tale scontro.

La dimensione tutta mediatica di tale polemica estiva, tra il leader della Lega e la ministra del M5S, denuncia una doppia debolezza dei soggetti coinvolti. Da un lato, quella di Matteo Salvini, che manifesta difficoltà politiche dovute alla posizione nella coalizione di centro-destra, ad una stasi del consenso rilevato dai sondaggi, ad una decisa esigenza personale di restare al centro della agenda mediatica – in una fase in cui, tra emergenza Covid-19 e conseguenti difficoltà economiche e sociali, restano pochi margini di azione – con tematiche e questioni di interesse pubblico.

Cosa fare quando si percepisce che, in termini comunicativi, il consenso di cui si godeva sui social e nell’opinione pubblica, si va lentamente assottigliando? Si sceglie la polemica mediatica, con lo scopo di dare nuovo lustro alla propria immagine politica di esponente dell’opposizione, di individuare nuovi terreni di confronto con l’esecutivo e di screditare la figura, più che l’operato di un esponente di maggioranza, come da migliore tradizione dello spin-doctoring più consolidato.

Alla ricerca di un facile bersaglio nella politica del governo Conte 2, Salvini si orienta sulla ministra più giovane, con minore esperienza istituzionale, con un dicastero tra i più complessi, per natura neo-corporativa delle relazioni con il personale, per impatto sulla vita delle famiglie e per l’intero sistema sociale italiano e con la più breve carriera ministeriale pre-Covid 19 (Azzolina ha giurato il 10 gennaio 2020). Attaccare il soggetto più debole di una compagine di governo non si qualifica come una prova di forza da parte di chi sceglie questa strategia, ma come una implicita ammissione di debolezza.

In secondo luogo, sarebbe stato ben diverso il senso e l’orientamento delle critiche ad personam di Salvini se queste avessero riguardato chi, nell’attuale esecutivo, ricopre il ruolo istituzionale già rivestito dal leader della Lega. Una eventuale analisi contraria alle politiche del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ora siede al Viminale dopo l’esperienza salviniana, avrebbe avuto un senso anche politico, potendo il leader della Lega entrare nel merito di un ambito di politiche pubbliche di suo governo, anche se per un breve periodo.

D’altro canto, in termini di selezione degli argomenti a propria difesa, le espressioni utilizzate da Azzolina denotano un certo tasso di sessismo interiorizzato che è bene porre in luce. Sostenere che si viene attaccata in quanto “donna, giovane e del Movimento 5 Stelle” è una strategia che suggerisce una adesione a categorie pre-politiche (genere e giovane età) cui attribuire la responsabilità dell’eventuale insuccesso delle proprie azioni politiche. Pure in un contesto, come quello della politica e della società italiana, in cui il nocciolo duro dell’esclusione dai vertici colpisce principalmente le donne e i giovani (dati globali Onu e macroregionali Ocse sull’Italia rilevano il basso tasso di partecipazione delle donne nel Parlamento e ai vertici istituzionali), le ammissioni di Azzolina appaiono quasi come una scusante ex ante, molto lontana dall’approccio di Christiane Collange, che sostiene che: “Quando si appartiene a una minoranza, bisogna essere migliori per avere il diritto di essere uguali”. Un diritto che si conquista sul campo delle azioni politiche, nelle sedi istituzionali, nel confronto sui temi e sulle questioni, non tramite l’appello alla propria condizione di minoranza sui social o dalle pagine di una intervista. La debolezza, esibita come scusante da Azzolina in questo senso, appare fallimentare sia come argomento politico, di sostanza, sia come argomentazione comunicativa, dato che nonostante la sua condizione personale Azzolina ha raggiunto il vertice di un ministero così rilevante per la vita pubblica del nostro paese.

Allora sarebbe davvero conveniente che il confronto pubblico Azzolina e Salvini avvenisse in Parlamento e non su una trasmissione televisiva o sui social e riguardasse nel merito e con un approccio di metodo le molte tematiche che hanno reso così complesso il ritorno a scuola a settembre dei quasi otto milioni e mezzo di studenti della scuola italiana: il taglio costante degli investimenti al settore dell’educazione, una certa staticità degli strumenti e dei modelli di apprendimento, una organizzazione strutturalmente neo-corporativa degli oltre ottocentomila appartenenti al corpo docente, che rende spesso tale ministero vittima del meccanismo “della cattura del decisore”. A fronte di tali problemi, un dibattito politico serio – non una caccia al consenso più facile – sulla scuola e sul suo futuro, se affrontato nelle sedi istituzionali e con il concorso di idee per un rapido miglioramento della situazione (e non solo di una riapertura purchessia) sarebbe davvero un’opportunità per tutti: esponenti politici, sistema dell’istruzione, famiglie e cittadini.


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