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Come combattere (e prevenire) il terrorismo. La presentazione del rapporto ReaCT 2020

Quali strumenti per la lotta al terrorismo e alla minaccia estremista? Rispondono gli esperti, nella diretta per presentare il rapporto 2020 dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (ReaCT). Con la moderazione del direttore di Formiche e Airpress Flavia Giacobbe, sono intervenuti il direttore dell’Osservatorio ReaCT Claudio Bertolotti, l’esperto e docente della Sioi Matteo Bressan (membro di ReaCT) e Chiara Sulmoni, giornalista e analista di Start InSight e membro di ReaCT. Con loro, gli onorevoli Alberto Pagani (Pd) e Matteo Perego di Cremnago (FI), membri della Commissione Difesa della Camera, entrambi coinvolti in iniziative legislative in materia di contrasto a radicalismo, estremismo e terrorismo. Rivedi la diretta:

Il report è il primo della serie da parte dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (ReaCT), concentrato sulla minaccia terroristica ed estremista nel Vecchio continente. Dal documento emerge una lettura completa del fenomeno e del modus operandi terrorista, attraverso dodici contributi d’analisi di esperti che spaziano dai numeri del “nuovo terrorismo” all’evoluzione della comunicazione dello Stato islamico, fino alla situazione controversa e irrisolta dei foreign fighters. Ci sono inoltre focus sulle tecnologie più avanzate (il cyber-terrorismo e l’uso malevolo dei droni), nonché sugli aspetti normativi legati al contrasto ai finanziamenti del terrore e sulla questione della de-radicalizzazione.

ReaCT è un tavolo tecnico-accademico (non a scopo di lucro) che promuovere gli studi, le ricerche e la discussione attorno al tema della radicalizzazione e del terrorismo in Europa. Rientrano nel network Start InSight, Itstime, Cemas, Link Campus e Sioi. Nel suo primo rapporto, riunisce esperti e accademici per un quadro sintetico ma completo sulla minaccia nel Vecchio continente. Nel 2019, si legge nel rapporto, in Europa ci sono stati 17 attacchi terroristici ed episodi di violenza di matrice jihadista. La maggior parte delle azioni ha visto l’uso di coltelli (76%) e armi da fuoco (18%); solo in un caso (Lione) è stato fatto uso di esplosivi. Un trend in linea con l’evoluzione di un fenomeno che tra 2014 e 2019 ha registrato in Europa azioni violente “in nome del jihad”, con 390 morti e 2.359 feriti.

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