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Perché TikTok è finito in mezzo allo scontro Usa-Cina

TikTok, un’app che serve per riprodurre brani musicali e coreografie, è al centro di alcune dinamiche che riguardano gli affari internazionali che ruotano attorno alla Cina. Tre passaggi che spiegano come il prodotto della ByteDance, l’azienda di Pechino che l’ha ideato e fatto diventare un successo globale scaricato da milioni di utenti, si muova lungo un segmento geopolitico.

Primo: TikTok non sarà più disponibile a Hong Kong. La motivazione ufficiale è legata alla nuova Legge per la sicurezza nazionale, considerata da ByteDance troppo restrittiva. Pechino ha imposto una stretta sul controllo nell’ex colonia inglese attraverso una normativa quadro che limita le libertà civili; tra queste, richiede alle applicazioni di fornire i dati degli utenti come fa nel Mainland. Sull’uscita dal Porto Profumato, TikTok trova sponda anche in Twitter, Facebook e Google che già nei giorni scorsi avevano rifiutato di accontentare le richieste di informazioni sui dati avanzate dalle autorità. La ByteDance, che offre l’applicazione in cinese con una versione depotenziata dal nome “Douyin”, ha sempre rivendicato indipendenza dal governo di Pechino, ma quella che sembra una decisione in linea con tale visione potrebbe nascondere un secondo fine. In un’analisi sulla Bloomberg infatti, si suppone che il ritiro di TikTok da Hong Kong potrebbe perfino avvantaggiare il governo cinese, in quanto priverebbe i manifestanti — già sotto la coercizione della nuova legge — di uno degli strumenti usati per diffondere i video delle proteste e delle violenze della polizia.

Secondo: in un’intervista su Fox News, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha annunciato che l’amministrazione Trump sta pensando di vietare l’uso di TikTok negli Stati Uniti perché potrebbe essere usata dal governo cinese per raccogliere dati (e TikTok non sarebbe l’unica a subire l’ascia americana). Gli algoritmi dietro a questo genere di applicazioni in effetti raccolgono informazioni ad amplissimo spettro sugli utenti: abitudini, preferenze, forze e debolezze che più aumenta la massa di chi scarica l’app, meglio descrivo i caratteri di una collettività. Nell’epoca dei big data si tratta di un tesoro da cui sviluppare attività politiche; possedere conoscenze intime su un paese rivale permette un vantaggio. È la forza che rende Facebook una miniera d’oro, molto banalmente; con la differenza che — sebbene i precedenti scabrosi (vedi il caso Cambridge Analytica) — l’habitat socio-culturale e il quadro di diritto delle società occidentali le rende ben più terze rispetto ai governi di quanto non permetta il substrato di mercato del socialismo con caratteri cinesi. Pompeo dice di tenere che TikTok diventi “un mezzo per sorvegliare le persone e fare propaganda (cinese, ndr)”. Un portavoce di TikTok ha risposto ai commenti drl segretario spiegando che il Ceo della società, Kevin Mayer, è statunitense cosi come migliaia dei dipendenti: “La nostra principale priorità è la promozione di un’app sicura e protetta per i nostri utenti. Non abbiamo mai fornito i dati degli utenti al governo cinese, né lo faremmo se richiesto”.

Terzo: l’India. Nei giorni scorsi Delhi ha già preso la decisione annunciata dagli Stati Uniti: TikTok è una delle 59 app cinesi tagliate fuori dal mercato indiano per ragioni di sicurezza nazionale. Il tema di fondo è lo stesso, Pechino potrebbe direttamente o indirettamente accedere al patrimonio di informazioni che circolano in quelle applicazioni. Notare che questo genere di preoccupazioni è del tutto simile a quella che a Washington stanno spingendo per chiedere ad alleati e partner di tagliare fuori aziende cinesi come Huawei e ZTE dal 5G (e non solo). È innegabile che questo genere di osmosi esiste, perché il regime cinese obbliga per legge l‘accesso ai dati. L’India ha usato la decisione come rappresaglia per lo scontro lungo il confine himalayano, dunque per ragioni geopolitiche. Lo stesso vale per gli Usa: i dati hanno valore altamente strategico, permettono una diffusione di influenza culturale molto soft ma anche molto affilata. Garantiscono a un paese che riesca a leggerli e a interpretarli la conoscenza di uno società di uno stato straniero migliore — talvolta in anticipo — del suo stesso governo. Nella competizione geo-strategica globale con la Cina, è naturale comprendere i perché delle mosse di Washington, così come i motivi per cui anche Pechino, super potenza crescente, voglia creare questo genere di vettori politico-culturali.

 

 

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