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Perché Trump (non?) teme il libro della nipote

Mary Trump è la figlia di Fred Trump Jr, fratello reietto del più noto Donald, presidente degli Stati Uniti. Poco nota al mondo, in questi giorni riempie le pagine della cronaca politica internazionale perché dal 14 luglio sarà in libreria con una bomba personale contro lo zio presidente. Too Much and Never Enough, Troppo e mai abbastanza, è uno dei vari libri che in questi quattro anni di Casa Bianca trumpiana hanno scavato il fondo del barile per cercare di dimostrare le bassezze di un presidente fin troppo attaccabile.

È uscito recentemente — per altro per la stessa casa editrice, la Simon & Schuster — lo spaccato dipinto dall’ex consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton, per esempio, che come altri prima di lui ha provato a mettere a nudo come Trump abbia stravolto i processi decisionali interni allo Studio Ovale e sconvolto il protocollo nell’amministrazione. Niente di nuovo, soprattutto niente che i fan presidenziali non possano digerire. Anzi, è questa sorta di lato rivoluzionario (declinazione ultima: contro il deep state immobilista) che piace anche più degli altri dell’attuale presidente.

Ora arriva il libro della nipote col dente avvelenato, figlia del fratello alcolista e ribelle – aveva abbandonato gli affari di famiglia per diventare pilota della Twa, morto a soli 44 anni in una serata in cui, racconta la figlia, il fratello Donald aveva preferito andare al cinema anziché correre all’ospedale dove Fred Jr era stato portato in fin di vita. Molto del libro ruota attorno al rapporto del presidente con Fred Sr, il padre, squalo degli affari newyorkesi, durissimo col figlio, col quale aveva costruito una relazione difficilissima.

“Lo bullizzava”, racconta Mary Trump, pretendeva un’obbedienza assoluta imposta con vessazioni, un uomo che “misurava tutto in dollari”, e che ha fatto crescere tutti i figli in un ambiente malsano dove l’inganno era contemplato come forma di raggiungimento del risultato (come nel caso del test di ammissione alla University of Pennsylvania, quando Donald, studente non brillante, pagò un amico per compilare le risposte al suo posto).

Mary Trump è una dottoressa che ha lavorato in alcuni ospedali psichiatrici di Manhattan e nel libro analizza con la lente delle sue competenze il presidente: parla di “narcisismo” sotto i nove criteri del quadro clinico e di “disordini della personalità”. Una delle frasi più riprese degli estratti pubblicato è questa: l’ego di Donald Trump è “una barriera fragile e inadeguata tra lui e il mondo reale, che grazie ai soldi e al potere di suo padre non ha mai dovuto affrontare contando solo sulle proprie forze”. Però Mary è anche la figlia di un Trump diseredato per volere di Fred senior, che trasferì tutti gli averi a Donald con una serie di transazioni opache. Passaggi che il New York Times aveva già ricostruito proprio attraverso documenti forniti segretamente dalla nipote del Commander-in-Chief. Lei aveva provato a far causa alla famiglia, salvo accettare un accordo extragiudiziale che le impone riservatezza. Su questo la Casa Bianca ha tentato di far leva per impedire la pubblicazione del libro anche attraverso un’opera di convincimento di Robert Trump, un altro fratello del presidente, ma un giudice ha dato via libera alla casa editrice e (ora Mary potrebbe trovarsi davanti una causa con richieste di danni, ma il risarcimento non dovrebbe essere un problema visto il successo che il libro sta già avendo, in testa alle classifiche di vendita da diverso tempo, anche se ancora non è uscito).

Mary dice che ormai la misura era colma, e si è esposta per il bene di tutti vista la pericolosità dello zio (dichiarazioni ben abbinata al sottotitolo del libro, How My Family Created the World’s Most Dangerous Man, “come la mia famiglia ha creato l’uomo più pericoloso al mondo”); ma sarà difficile sganciare questo altruismo dal risentimento, dal successo e dalla vendetta che il libro può offrirgli. Axios ha scritto: “Il suo libro è cosparso di sensi di colpa e le sue motivazioni sembrano avere a che fare con l’alleviare quel sentimento”. Per Trump potrebbe essere un’altra grana, ma come recentemente successo col libro di Bolton e con gli altri racconti bomba dai corridoi della sua West Wing, tutto potrebbe durare qualche settimana di polemiche acide, e alla fine non intaccare troppo l’approval. Già basso, d’altronde. Il presidente è alle prese con beghe ben più grosse, come il dilagare del coronavirus – davanti a cui non basta il mix di ottimismo e negazionismo con cui Trump affronta la crisi.

(Foto: Wikipedia)



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