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Perché l’atlantismo non è più negoziabile. Parla Vecchione (Dis)

“La scelta atlantica e quella europeista dell’Italia sono ineludibili e non negoziabili” e ora vanno adattate alle nuove circostanze che derivano dal Covid-19. Il prefetto Gennaro Vecchione, direttore del Dis, ha riassunto i punti fermi sul fronte della sicurezza nazionale e internazionale in una conversazione con Alessia Ardesi, consigliere del presidente del comitato italiano per il World Food Programme, in uno degli appuntamenti settimanali per discutere dell’obiettivo “Fame zero” posto dall’Onu per il 2030.

L’epidemia ha acuito la crisi economica in molte aree del mondo, aumentando i rischi per l’Occidente le cui intelligence sono impegnate in particolare su cinque temi, elencati da Vecchione: le crisi geopolitiche, che hanno ripercussioni nel Medio Oriente allargato, nel Nord Africa e anche in zone lontane geograficamente, ma che possono influire sulla nostra sicurezza; il terrorismo, in particolare quello jihadista; la minaccia economico-finanziaria, verso la quale l’Italia si sta attrezzando costantemente con la definizione del perimetro della sicurezza nazionale cibernetica o con l’ampliamento dell’uso del golden power che consente al governo di proteggere asset strategici; le migrazioni clandestine, argomento “da troppo tempo” in prima linea; l’eversione.

La pandemia sta cambiando equilibri, creando frammentazioni e quindi l’intelligence può trovarsi di fronte a minacce inedite. Se dunque, ha detto Vecchione, i modelli previsionali dopo il Covid-19 sono materia da scienziati, i Servizi in tutto il mondo devono alzare il livello di attenzione, anche per l’aumento di notizie false: “Le fake news possono avere obiettivi diversi, ma non vanno affrontate singolarmente bensì nel contesto di una minaccia ibrida più ampia che può mettere a rischio la sicurezza nazionale”. Oggi le guerre sono soprattutto economiche e “serve capire chi sono gli assalitori”.

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