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Libia, cosa c’è dietro alla sospensione del ministro dell’Interno Bashagha

Il ministro degli Interni del governo libico di Tripoli, Fathi Bashagha, è stato ufficialmente “sospeso” dall’incarico — passaggio forte, che testimonia come all’interno del governo onusiano Gna ci siano delle ruggini da curare. La decisione presa dal consiglio presidenziale, l’organo che sta sopra all’esecutivo ma è guidato sempre da Fayez al-Serraj, si lega alle proteste che si sono verificate nella capitale e in altre città del Paese negli ultimi dieci giorni. Bashagha “è stato temporaneamente sospeso” e verrà aperta un’inchiesta “sulle sue dichiarazioni riguardo le proteste e gli incidenti a Tripoli e in altre città”, sui dispositivi di sicurezza e sulle “violazioni commesse”, afferma un comunicato.

Una fonte dal Gna fornisce a Formiche.net gli estremi del provvedimento sospensivo, che si snoda attorno a tre punti. Primo, il ministro è sospeso “in modo cautelativo dalle sue mansioni”; dovrà presentarsi per un’indagine amministrativa davanti al consiglio presidenziale entro 72 ore dalla presente decisione. Bashagha verrà interrogato “circa i permessi e la protezione che avrebbero dovuto avere i manifestanti e circa le dichiarazioni rilasciate sulle proteste”; sugli eventi che hanno interessato Tripoli e altre città durante la scorsa settimana e su “eventuali violazioni commesse contro i manifestanti”. Terzo, viene incaricato il sottosegretario al ministero dell’interno Khaled Ahmed Mazen di gestire il dicastero e gli vengono attribuiti tutti i poteri e competenze sovrane e amministrative già assegnati al ministro.

Sostanzialmente, spiegano le fonti, si vuol verificare se Bashagha ha lasciato spazio ai manifestanti per fomentare le proteste contro il governo e dunque giocare contro Serraj. Impossibile allora non contestualizzare la notizia con la situazione all’interno del Gna, come detto. Bashaga e Serraj sono entrati in contrasto da diverso tempo. Tensioni che sono diventate evidenti in alcuni episodi di cronaca, come per esempio la visita del filosofo francese Bernard Henry-Levy. Autorizzata dal ministro dell’Interno, non era stata accolta con favore da molte anime tripoline, che considerano l’intellettuale troppo vicino ai governi francesi (accusati della destabilizzazione libica e di appoggi clandestini alle forze ribelli che intendono rovesciare il governo onusiano). Su queste divisioni — legate anche al risultato non ottimo su un compito in realtà arduo in mano a Bashagha: integrare le varie milizie — stava lavorando il vice di Serraj, Ahmed Maiteeg, che da qualche settimana cerca un tentativo di dialogo e mediazione. Maiteeg è misuratino, come Bashaga, e ha ottime entrature diplomatiche internazionali. Ora Maiteeg ha il compito di gestire Misurata.

La spaccatura potrebbe avere anche un aspetto superiore. Bashagha è parte della Fratellanza musulmana e per questo considerato molto collegato con la Turchia. Ankara ha fornito protezione politica e militare al governo onusiano durante la fase più buia dell’assedio dei ribelli della Cirenaica, ma attualmente sembra che stia chiedendo il conto di questo coinvolgimento (in ballo ci sono un paio di basi militari e la costruzione di una sfera di influenza sulle rive del Mediterraneo). La presenza turca sta diventando un peso e anche per questo Serraj ha preso una decisione che sembra rivendicare un certo livello di autonomia?

 

 

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