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Nuovo centrosinistra con Pd e M5S? Paolo Franchi spiega perché è impossibile

Non riesco a non rimanere senza parole. È come se il Papa mettesse in rapida consultazione online con i suoi porporati quattro dogmi fondamentali della religione, abolendo le virtù teologali.

Commenta così l’editorialista del Corriere della Sera, Paolo Franchi, autore per Marsilio de “Il tramonto dell’avvenire: Breve ma veridica storia del comunismo italiano” la votazione della piattaforma Rousseau, che ha stravolto le basi programmatiche del M5S e aperto all’alleanza con il Partito democratico a livello locale.

Il voto su Rousseau spiana la strada alla destra?

Non so se la spiani in modo definitivo, ma certamente gli dà una grossa spinta da molti punti di vista. Capisco che ormai ci siamo abituati a tutto, ma cosa è avvenuto con il voto su Rousseau? Dovremmo analizzarlo a fondo. Senza che ci sia stato nulla di lontanamente paragonabile ad un confronto aperto o ad una discussione dai tratti somatici chiari, si capovolgono due capisaldi del M5S.

Tre mandati e alleanze: il M5S rinnega se stesso?

Non riesco a non rimanere senza parole. È come se il Papa mettesse in rapida consultazione online con i suoi porporati quattro dogmi fondamentali della religione, abolendo le virtù teologali. Tanto il doppio mandato quanto il tema delle alleanze di tipo tradizionale sono stati due elementi basilari del movimento, nato contro “quella roba lì”, contro la casta, contro il professionismo politico visto come foriero di tutti gli orrori. Non dovremmo dimenticarlo. Proprio per evitare un certo rischio era stato perorato il no al doppio mandato. Ancora di più la ragione del no alle alleanze con altre forze politiche. Togliere di mezzo tutto questo senza una discussione politica è incredibile.

L’elettorato del Pd come sta vivendo questa fase?

È vero che ovunque nelle Regioni c’è stata una più o meno forte pressione sui grillini perché votino il candidato dem, però mai è stata data la parola ad un congresso per decidere una posizione, al di là di qualche intervista esoterica di Bettini. Nessuno ha deciso ufficialmente e dopo un confronto che coloro che erano tacciati di populismo sono diventati i futuri compagni di viaggio. Non ho mai vista organicamente dispiegata una simile posizione, solo accenni, palle buttate in avanti o messaggi in bottiglia.

E adesso cosa potrebbe cambiare?

Agli occhi di un elettore normale queste sono due forze che, per comprensibili interessi interni, in un momento di difficoltà si ritrovano in una paradossale unità, solo grazie ai 50mila utenti di una piattaforma. Non credo che una soluzione di questo tipo sia considerabile come esaltante da quel pezzo di elettorato che storce il naso all’idea di una felice sintesi tra il cinquestellismo attuale e il Pd che si presenta come un partito di sistema.

Una manovra a tenaglia che esclude Conte?

Intanto è una manovra che se andasse avanti tenderebbe come obiettivo a ridimensionarlo. Pd e M5S, anche se non sembra, puntano a riconoscersi come coalizione politica che in quanto tale esprime un premier. E l’attuale premier dovrà tenere conto della nuova coalizione politica, così come la storia italiana dimostra.

Sta nascendo un nuovo centrosinistra o sta deragliando?

Circola in questi giorni la vulgata che, oltre a Di Maio, con questa mossa abbia riguadagnato un ruolo Grillo, in tempi di trasparenza. Osservo che in passato le posizioni ad esempio di Amendola o Ingrao erano espresse nei comitati centrali e nei congressi: nel 1966 le posizioni, agli antipodi, erano note e i due si scontravano con un vincente e un perdente. Uno schema chiaro. Parlo del partito più opaco circa la trasparenza del dibattito politico. Invece quando Grillo diede il suo ok alla nascita del Conte bis rivolgendosi ai giovani del Pd disse che si trattava per loro di una grande occasione. Ove ci fossero stati soggetti politici capaci di intraprendere questo percorso, facendolo fare alle rispettive basi elettorali, quella fase sarebbe dovuta nascere allora. Per i modi in cui nasce oggi invece non mi pare che possa andare avanti. Con ogni probabilità ci troveremo dinanzi a dei distinguo: in quali regioni ci sarà una logica da candidati comuni? Con quale strategia? Il doppio turno alle amministrative conterà? C’è ad esempio già il caso sollevato da Zingaretti, che ha escluso a Roma un appoggio alla Raggi. Per cui mi sembra molto difficile che questo sia un nuovo centrosinistra: non comprendo, poi, chi tra M5S e Pd farà il centro e chi farà la sinistra.

Il Pd potrebbe perdere definitivamente la sua verve riformista?

Resto sbigottito dinanzi al nulla eterno del Pd rispetto a questa fase: posso capire la volontà di intraprendere un percorso comune con un alleato, ma occorre farlo con una visione e con uno scopo ben preciso.

twitter@FDepalo



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