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Congresso dopo le regionali. Ecco come far ripartire il Pd. Parla Valeria Fedeli

“Se ho provato a cercare delle alleanze che in seguito sono fallite allora si presenta un problema politico”.

L’analisi che l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli consegna a Formiche.net parte da questo elemento che rappresenta il trade union con tutti i vari dibattiti che si stanno distendendo tra Pd e M5S, tra regionali e referendum. La senatrice dem mette l’accento sulle esigenze del partito: imprescindibile un dibattito su temi e strategie, sulla vocazione maggioritaria e su ciò che il Pd vuole essere, per sé stesso e per l’Italia.

Dopo Orfini chiedono un congresso anche Marcucci e Nardella. C’è bisogno di discutere della linea politica?

Certo che c’è assolutamente bisogno di discutere di linea politica. Ma adesso occorre essere tutti concentrati sulle regionali e sul confronto per il referendum: questi i temi fondanti del Pd al momento. Detto questo, dal momento che è avvenuta una novità politica tra Pd e M5S, penso che dopo le regionali sarà utile per i dem fare una profonda discussione interna.

Un congresso?

In genere i congressi hanno delle scadenze ordinarie e noi li abbiamo sempre tenuti. Per cui decidiamo il da farsi ma dopo una discussione su chi siamo e su cosa vogliamo per il Paese. Tra l’altro nel dibattito degli ultimi giorni viene smarrito un passaggio: questo tema era già all’ordine del giorno nei mesi precedenti. Abbiamo dato vita al governo col M5S sapendo che si trattava di una forza profondamente diversa da noi. Lo abbiamo fatto in virtù dei bisogni del Paese, ma senza approfondire oggettivamente linea politica, temi, identità. Quindi il tema c’era già, ha avuto uno stop, legittimo, per il Covid. C’è stato un momento in cui lo stesso segretario aveva annunciato una grande assemblea a luglio sui contenuti, anche questa slittata per ragioni di contingenza politica.

Anche adesso avverte quell’esigenza?

A maggior ragione adesso, dopo un anno in coalizione con M5S, IV e LeU, penso che sia necessario per il Pd il dibattito politico: per sé stesso, per parlare al Paese e per definire la proposta politica che vogliamo fare all’Italia.

Secondo Ernesto Galli Della Loggia, il Pd ha rinunciato all’idea di rifondazione della sinistra ed alla vocazione maggioritaria: ha ragione?

Pone un tema molto serio, ci chiede se abbiamo abdicato alla nostra idea maggioritaria, riformista e plurale del partito. Ovvero le ragioni fondative del Pd stesso, guardando avanti. Galli Della Loggia ha ragione, per questo occorre il dibattito, che sia un congresso o un’assemblea poco conta: non si sfugga al confronto. Il Pd non rinunci alla cultura di partito maggioritario e di partito di centrosinistra largo.

Le regionali di settembre saranno un congresso, una conta interna o una resa dei conti?

Non amo mai questi schemi, perché le elezioni regionali non sono direttamente nazionali. Ogni territorio si misurerà con le proprie piattaforme, ma penso che in parte avranno oggettivamente un’influenza sul dibattito nazionale, anche se non lo considero un automatismo.

Il mancato accordo Pd-M5S sulle regionali è un errore?

I mancati accordi sono di per sé mancati. Se cerco un accordo significa che mi interessa, per me parla la mia storia: ho sempre provato a trovare sintesi utili. Per cui partendo dallo schema di coalizione che già c’è al governo nazionale, si è provato a replicarlo altrove: lo considero un elemento politicamente ovvio e giusto.

Però?

Se ho provato a cercare delle alleanze, che in seguito sono fallite, allora si presenta un problema politico. Ovvero bisognava conoscere prima le contraddizioni della modalità con cui ho cercato di costruirle nei singoli territori. L’esigenza politica condivisa di determinare le alleanze tra l’insieme dello schieramento nazionale si è scontrata con una serie di risposte negative: significa che qualcosa non torna. Aggiungo un passaggio che ritengo estremamente significativo: l’atto del Pd di ritirare tutte le cause sulla vicenda di Bibbiano si contrappone all’intervista di Vito Crimi che considero di una gravità politica enorme.

Le parole di Draghi al meeting di Cl sono più uno stimolo o un problema per il governo?

Ho ascoltato in diretta il suo intervento: sul Covid ci ha riconosciuto una buona gestione dell’emergenza. Dopo di che ha parlato anche delle politiche che dovremo avviare. Ho considerato le sue parole molto condivisibili, inoltre gli stessi concetti erano stati espressi una settimana prima dal Commissario europeo Gentiloni, così come fatto da altri esponenti del Pd come Bonaccini e Gori. Ovvero essere capaci di politiche innovative per affrontare i finanziamenti a debito che abbiamo negoziato con l’Europa. Di questo tema stiamo discutendo già da tempo, a partire dall’accordo sul Recovery. Manca però nel suo intervento, che considero di straordinaria rilevanza, una questione fondamentale: giovani e lavoro delle donne, che si intreccia con le potenziali madri penalizzate sul posto di lavoro, ma che rappresentano il terreno più importante dell’innovazione.

twitter@FDepalo

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