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Cossiga, tra partiti e correnti di partito. La versione di Francesco D’Onofrio

Nel luglio del 1990 vi furono le dimissioni contestuali di 5 ministri della sinistra Dc dal governo allora presieduto da Giulio Andreotti. Con quelle dimissioni la sinistra Dc riteneva molto probabilmente che si sarebbe dovuti assistere ad una vera e propria crisi di governo. Nel Presidente Cossiga riemerse ancora una volta con forza la sua origine accademica e costituzionalistica in particolare.

Era stato infatti a Sassari, sede della prima cattedra di diritto costituzionale di Giuseppe Guarino, che Cossiga, neo laureato a giurisprudenza, era divenuto assistente del prof. Guarino del quale ero in qualche modo un fratello minore essendo tra i più giovani dei costituzionalisti di Alfonso Tesauro.

Nella mattina in cui il Presidente Cossiga doveva decidere proprio delle conseguenze delle dimissioni dei 5 ministri della sinistra Dc, si pose pertanto il problema delle conseguenze costituzionali delle dimissioni medesime. Si trattava di una vera e propria mutazione partitica del governo Andreotti o no?

In vista di questa decisione Cossiga convocò al Quirinale lo stesso suo antico professore Giuseppe Guarino, il costituzionalista sardo Giovanni Motzo e me che ero appena subentrato in Parlamento in seguito alla elezione di Giovanni Galloni quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Fu proprio a me che il Presidente chiese se facevo parte di una corrente o di un partito. Non ottenendo una risposta esaustiva (data anche per il mio recentissimo ingresso in Parlamento), il Presidente disse: “Io conosco solo i partiti e quindi non ci sarà nessuna crisi di governo, ma ci saranno tuttalpiù degli interim al presidente Andreotti”.

Emergeva ancora una volta l’antico e mai interrotto rapporto del Presidente Cossiga sia con il suo antico prof. Giuseppe Guarino, sia con il costituzionalista sardo Giovanni Motzo, sia con i costituzionalisti della nuova generazione come me. In effetti il giovane Francesco Cossiga avrebbe certamente desiderato proseguire la sua vita universitaria ben oltre la libera docenza in diritto costituzionale conseguita nel lontano 1959 insieme a Leopoldo Elia e Livio Paladin.

Il passaggio alla vita politica lo avrebbe infatti visto presidente del Consiglio dei ministri dal 1979; presidente del Senato della Repubblica dal 1983 e Presidente della Repubblica nel 1985: è di tutta evidenza che in ciascuno di questi passaggi che l’antico rapporto con il Prof. Giuseppe Guarino non era soltanto un fatto di nostalgia, perché era stata proprio la sensibilità costituzionalistica a caratterizzare a ciascuno dei momenti costituitivi delle esperienze istituzionali vissute nel corso degli anni.

I prestigiosi incarichi istituzionali di volta in volta conseguiti non avevano mai collocato in una sorta di puro e semplice dimenticatoio i principi di diritto costituzionale.


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