Emilia Romagna, Campania e Puglia sono le prime tre regioni italiane ad rialzare il livello della difesa contro il coronavirus SarsCoV-2: tamponi obbligatori per chi torna da Spagna, Grecia, Malta (nel caso dell’Emilia anche Croazia) – i governatori della due regioni del sud hanno deciso anche l’obbligo di quarantena per chi rientra da quei paesi. Il motivo di queste decisioni è da ricercare nei numeri della pandemia: oltre venti milioni di contagi raggiunti ieri, previsto di superare i 21 per il weekend, i 25 milioni per fine mese. Nel giro degli ultimi quattro giorni al totale globale si sono aggiunti un milioni di nuovi casi: anche se in alcune delle aree più colpite il ritmo sta rallentando, non va dimenticato che il 24 luglio sono morte diecimila persone nel mondo, il secondo peggior giorno da aprile.
Stando ai dati, si percepisce come in diversi Paesi l’epidemia non si sia mai fermata (gli Stati Uniti hanno superato i 5 milioni di contagi, il Brasile i 3, quota che l’India potrebbe toccare a breve: questi tre paesi contengono insieme oltre la metà dei contagiati totali nell’arco di sette mesi di pandemia). In altri ci troviamo probabilmente all’inizio di quella che da tempo viene definita “la seconda ondata”. Ne parla per esempio in modo molto aperto il primo ministro inglese, Boris Johnson, che prima ha minimizzato, ma poi è stato contagiato con violenza (ha rischiato la vita, ricoverato in terapia intensiva perché non respirava a sufficienza) e ora ha stretto la cinghia. Chi torna nel Regno Unito dalla Spagna dovrà sottoporsi, per esempio, a quattordici giorni di quarantena: “I segnali della seconda ondata sono già qui in Europa”, ha detto la scorsa settimana.
Se prendiamo l’ultimo mese, dall’11 luglio all’11 agosto effettivamente in Spagna ci sono stati 72704 nuovi casi: se a luglio l’aumento di contagiati giornalieri era dell’ordine dei duecento, attualmente supera abbondantemente i tremila (dati dell’ultima settimana). Idem in Francia, dove nell’ultimo mese sono cresciuti di oltre trentamila i casi, o in Grecia, che seppure ha numeri più contenuti registra un’impennata clamorosa con dieci volte tanti i nuovi contagi giornalieri rispetto a quelli di luglio. E non sempre questo incremento corrisponde all’aumento del numero dei tamponi fatti ogni giorni. Non è una curva con caratteristiche esponenziali (non lo era nemmeno nel caso della prima ondata in effetti), ma i casi crescono molto bruscamente e probabilmente sono legati all’allentamento – formale o informale – della libertà di movimento delle persone.
Questione resa necessaria per dar respiro all’economia e per permettere alle collettività di riappropriarsi di parte delle proprie libertà – equilibri complicato da cercare per chi governa.
Da qui le misure di controllo che anche l’Italia sembra sul punto di prendere in modo più allargato. Forme di contenimento che si creano anche sulla base delle precedenti esperienze, da cui la Penisola è uscita piuttosto bene – e infatti non subisce per ora questo colpo di ritorno, anche grazie al fatto che il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e tutta quella serie di accortezze e prescrizioni viene generalmente ben rispettata. D’altronde, come previsto dagli esperti, la seconda ondata non seguirà esattamente il percorso della prima; e questo perché ci si muoverà sulla base dell’esperienza precedenti e sono già in atto misure che per esempio a gennaio, quando non si sapeva che il virus stesse circolando, ancora non erano state attivate.