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Da TikTok a Taiwan. Promemoria di Pennisi al governo

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In Italia, la pandemia, le vicende interne ed europee, le elezioni regionali, quelle americane ed altri fatti di grande rilievo hanno quasi oscurato due sviluppi su cui sarebbe opportuno che il nostro Ministero e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale prendesse posizione: il blocco sul mercato americano nei confronti di TikTok e le aperture dell’Amministrazione Usa nei confronti di Taiwan. Sono due episodi forse di poca rilevanza se visti singolarmente ed al di fuori di un più vasto contesto geo-politico e geo-economico. Significativi, però, se considerati nel più vasto contesto delle relazioni del mondo occidentale con la Cina.

Poche settimane prima che scoppiasse la pandemia – occorre ricordarlo – gli Usa e la Cina avevano sottoscritto un vasto accordo commerciale, rimasto, però, lettera morta non solo a causa del virus ma anche e soprattutto dell’inadempienza, da parte di Pechino, in materia di import di derrate ed altri prodotti agricoli americani.

Nel contempo, è scoppiato il caso TikTok. TikTok è una app cinese di scambio video, a metà fra Instagram e Youtube. La sua penetrazione, soprattutto fra i giovani e negli Stati Uniti, è forte. Donald Trump con un executive order del 6 agosto 2020 ha ordinato di non intrattenere rapporti commerciali con Bytedance, la casa madre di TikTok, fino a che questa non abbia venduto il ramo americano di TikTok. Poiché questa casa madre ha una struttura proprietaria complessa e poco trasparente ma, in definitiva, appartiene a cinesi, Trump adduce pericoli di spionaggio come motivazione dell’ order, su cui comunque pendono ricorsi legali.

Sotto la pressione del’executive order Bytedance sta cercando di vendere la sua app americana senza perderci troppo, ma il danno ormai è fatto: obbligo di vendita significa crollo del prezzo. Microsoft si è fatta avanti approfittando del ricatto di Trump: alcuni analisti stimano che potrebbe mangiarsi Tik Tok a un prezzo attorno ai 50 miliardi. La discesa in campo di Oracle, potrebbe ravvivare un po’ la concorrenza e il prezzo. Il punto centrale, però, non è l’aspetto commerciale finanziario, ma come ha ben sottolineato Tim Wu, professore di diritto della proprietà intellettuale alla Columbia University di New York, la diffusione di TikTok al di fuori di quello che fu il Celeste Impero cozza con i principi di base del diritto internazionale ed in particolare con il corpo normativo dell’Organizzazione Internazionale del Commercio (OMC) di cui la Cina fa parte dal 2001.

Tutto il corpo giuridico Oms si basa sul binomio reciprocità e collaborazione. La Cina ha bandito What’s Up e Istagram. Quindi, anche se non ci fossero (fondati) sospetti di uso di TikTok per fini di furto di dati personali o di spionaggio, l’app andrebbe bandita da tutti gli altri Stati membri dell’Omc. Cosa fa l’Italia?

Altra notizia importante è la visita del Segretario di Stato americano alla salute, Alex M. Azar II, a Taiwan , la prima di un componente del governo americano in oltre quaranta anni. La ragione ufficiale è documentarsi come l’isola abbia sconfitto in pochi mesi i contagi da Covid-19 (come abbiamo documentato, su questa testata, l’aprile scorso). Si stanno aprendo le porte anche ad un accordo commerciale ed alla vendita di aerei militari americani. Tanto più necessari dato che Pechino minaccia di fare a Taiwan ciò che fatto a Hong Kong. Ancora una volta, cosa fa l’Italia?


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