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Cara Cina, siamo tuoi partner ma alleati di Usa e Nato. Parola di Luigi Di Maio

“La nostra appartenenza all’Ue e alla Nato è più solida che mai”. Luigi Di Maio scandisce una ad una le parole di fronte al ministro degli Esteri cinese Wang Yi. “La collocazione internazionale dell’Italia è ben chiara a tutti”. Il vertice inizia così, con un chiarimento di metodo, e merito. È su questi presupposti di “franchezza e trasparenza” che si regge oggi il rapporto fra Roma e Pechino, spiega.

Su Hong Kong il chiarimento diventa un monito. “Seguiremo con molta attenzione i risvolti dell’introduzione della legge sulla Sicurezza nazionale – avvisa Di Maio – crediamo che sia indispensabile preservare un alto grado di autonomia e i diritti e le libertà fondamentali assicurati ai cittadini della regione. Abbiamo ribadito insieme ai nostri partner europei come la stabilità e la prosperità di Hong Kong sulla base del principio un Paese e due sistemi siano essenziali”. Un messaggio a Pechino, perché Washington intenda.

Il ministro risponde indirettamente all’appello di Nathan Law, leader del movimento democratico di protesta e fondatore del partito Demosisto, fuggito in esilio a Londra dopo l’introduzione della legge e oggi presente con una delegazione parlamentare italiana di fronte alla Farnesina per chiedere a Di Maio di sollevare il tema dei diritti umani.

Tanto è netta la posizione, che suscita una risposta secca (e seccata) dell’omologo cinese. “Ci siamo scambiati battute sulla vicenda di Hong Kong nello spirito di non interferenza – si affretta a precisare. “Abbiamo fatto questa legge per colmare le falle della sicurezza preesistenti, per combattere i violenti e ostacolare le azioni pro-indipendenza, ma anche per salvaguardare il sistema “Un Paese, due sistemi”. Una nota che ribadisce un solco fra Roma e Pechino. Su Hong Kong il governo cinese non scende a compromessi.

Tanti i dossier sul tavolo. Il faccia a faccia non è di routine e la location parla da sola. Di Maio riceve Wang nella sontuosa cornice di Villa Madama, non alla Farnesina. L’ospite è di primissimo rango, il più alto funzionario diplomatico della Cina di Xi Jinping, in Europa per un tour che lo porterà anche in Germania, Francia, Olanda e Norvegia. Un percorso geopolitico contrapposto a quello concluso a fine luglio dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo.

A un anno e mezzo dalla visita di Xi a Roma, quando l’allora governo Conte 1 ha siglato, unico in Europa e nel G7, il memorandum per la nuova Via della Seta, Pechino torna a saggiare il terreno, a toccare con mano per capire quanto sia friabile.

Il dialogo Italia-Cina, Di Maio non fa che ripeterlo, si deve inserire in un quadro europeo. Il ministro pentastellato elenca la scaletta di appuntamenti clou che attende l’Italia. Il dialogo strutturato Cina-Ue a livello di capi di Stato e governo a metà settembre, guidato dalla Germania. Poi la presidenza italiana del G20. “La Cina la sosterrà in pieno – assicura Wang – è dovere di entrambi salvaguardare il multilateralismo”.

Un riferimento all’amministrazione americana di Donald Trump, accusata in coro dalla stampa del Partito comunista cinese (Pcc) (come il Global Times) in queste ore di “sovvertire” l’ordine internazionale a danno dell’Ue, e dell’Italia. Wang parla di un clima “da Guerra Fredda” con gli americani.

Poi l’appello a “tutelare la catena industriale di approvvigionamento”. Tradotto: salvare Huawei, il colosso tech di Shenzen in corsa per il 5G europeo cui gli Stati Uniti hanno appena tagliato le gambe, impedendo a qualsiasi azienda di Paesi alleati di vendere chip americani alla compagnia cinese. In Italia, la partita per il 5G è ancora in bilico. E forse per questo, nonostante i moniti del Copasir e di una componente del Pd, Di Maio non fa menzione della rete di quinta generazione.

Non c’è ombra del 5G nell’elenco di accordi annunciati dal ministro. Fra tutti, un contratto per Snam nel settore del gas, e un accordo per l’export agroalimentare made in Italy nel Dragone. Infine l’annuncio della partecipazione italiana alla terza edizione della China international import export di Shanghai a novembre. I rapporti fra Roma e Pechino continuano. Adelante, cum judicio.


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