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Ecco perché arriva il plauso internazionale al tentativo di pace in Libia

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha dichiarato di accogliere con favore la richiesta di cessate il fuoco e fine delle ostilità in Libia”, annunciata dal premier Fayez Al-Serraj e dal presidente della Camera Aguila Saleh. Dal Palazzo di Vetro arriva il punto finale sulla doppia dichiarazione libica, passaggio fondamentale verso la stabilizzazione anche perché nelle dichiarazioni di due degli attori chiave si parla anche di regolare il mercato energetico. Le infrastrutture sono state riaperte recentemente dopo che forze collegate al capo miliziano ribelle, Khalifa Haftar, le avevano occupate a gennaio. La ripartenza dei flussi, quando arriverà, permetterà una ristrutturazione economica che potrebbe essere un ulteriore catalizzatore di stabilità.

Guterres dice di sperare che “la richiesta di cessate il fuoco sia immediatamente rispettata dalle forze armate di entrambe le parti e che la sua attuazione venga ripresa rapidamente all’interno del comitato militare 5+5 facilitato dalle Nazioni Unite”. Il meccanismo di contatto è attivo, ma già nei mesi scorsi aveva avuto problemi di tenuta. La speranza delle forze internazionali in campo, su tutti Onu, Ue, e Usa, che hanno pressato gli attori regionali più attivi negli scontri per arrivare a un punto di incontro, è che alle armi si fermino del tutto.  A questo si deve un plauso praticamente unanime ti da parte della Comunità internazionale sugli ultimi sviluppi.

Sebbene movimenti di mezzi militari sono registrati anche nelle ultime ore attorno a Sirte — cuore della contesa Est/Ovest, sulla fascia costiera centrale. Dipenderà in effetti dalla rapidità della smilitarizzazione la bontà dello sforzo messo in atto.

Soprattutto però, gli attori internazionali percepiscono che il contatto tra Tripolitania e Cirenaica è un momento importante non solo per il dossier in sé, ma perché crea — attraverso l’avvio di un dialogo intralibico — l’opportunità di creare un meccanismo geopolitico che potrebbe avere riflessi su diversi altro dossier dell’area. Dalle zone di instabilità, come la Tunisia che soffre da anni gli effetti di caoticizzazione prodotta dalla guerra in Libia; oppure il Mali precipitato nel colpo di stato o il Niger, croce via dell’immigrazione dall’Africa Subsahariana. Ma ancora il quadro del Mediterraneo orientale, dove a fronteggiarsi sono blocchi geopolitici che si proiettano sulla Libia: i greci che si allineano con gli egiziani sostenitori della Cirenaica, la Turchia che ha trovato con l’intervento a supporto della Tripolitania la via per allargarsi definitivamente nel Mediterraneo.

 

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