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Guai in vista per Putin. Navalny è stato avvelenato e in Bielorussia…

putin, russi

Nuvole nere si addensano sul Cremlino. L’ospedale tedesco dove è ricoverato conferma ufficialmente che Alexei Navalny presenta “tracce di avvelenamento”.

La sostanza che ha intossicato l’oppositore di Putin, stando agli specialisti dell’ospedale Charitè di Berlino, è un inibitore della colinesterasi. In pratica una potente neurotossina. Quale, nello specifico, i dottori ancora “non lo sanno” e dunque hanno iniziato “un nuovo set di analisi”.

Nel mentre l’oppositore russo è stato sottoposto a un trattamento di “atropina”. Ovvero l’antidoto standard usato in questi casi. Sin qui le evidenze mediche, che peraltro sembrano scongiurare ormai il pericolo di vita anche se non sono ancora esclusi effetti di lungo termine.

A questo punto però la questione si fa politica. Per primo ad intervenire è stato l’italiano Paolo Gentiloni nella sua veste di vicepresidente e commissario europeo: “L’Europa intera condivide la richiesta tedesca di chiarimenti sul caso” ha twittato. Il riferimento è alla Cancelliera Angela Merkel che è intervenuta con una nota congiunta con il suo ministro degli Esteri, Heiko Maas.

“Alla luce del rilevante ruolo che il signor Navalny svolge nell’opposizione politica in Russia, le istituzioni locali – si legge nel comunicato della cancelleria – sono chiamate con urgenza a chiarire questi fatti in modo completo e in piena trasparenza”.

“I responsabili – proseguono la Merkel e Maas – devono essere sottoposti a un’inchiesta e risponderne davanti alla legge”. Ovviamente tutti i sospetti sono concentrati su Putin il quale si trova stretto fra due crisi, fuori e dentro i suoi confini.

Nella regione russa di Khabarovsk da mesi proseguono senza sosta dure proteste di piazza contro il Cremlino e in Bielorussia sono scoppiate con estremo clamore le rivolte contro il regime di Lukashenko.

Su questo dossier, insieme a quello dell’avvelenamento ormai accertato di Navalny, sono concentrati i riflettori ed comprensibile che Putin cerchi di evitare che l’incendio si propaghi oltre. “Non c’è bisogno di misure dure da parte delle forze di sicurezza bielorusse”, ha affermato oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.”Abbiamo preso atto che, fino a ora, le persone scese in piazza per manifestare non hanno messo in scena provocazioni. E che le forze di sicurezza stanno attuando i loro compiti in modo corretto. Auspichiamo che qualsiasi provocazione sia in futuro evitata e che sia possibile prevenirla”, ha aggiunto.

Insomma, la Russia vuole evitare l’escalation anche se per parte sua Lukashenko ha scelto di usare il pugno di ferro procedendo con nuovi arresti nell’ambito del Consiglio di coordinamento dell’opposizione. Una situazione, quella a Minsk, che nonostante gli sforzi del Cremlino può sfuggire di mano.

Nessuno naturalmente auspica uno scenario simile a quello ucraino. Neppure gli Stati Uniti che hanno inviato Stephen Biegun, il numero 2 del Dipartimento di Stato, a Vilnius per incontrare la leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya.

Non è un caso che al termine del loro incontro la guida dell’opposizione a Lukashenko abbia affermato di voler risolvere la crisi politica in Bielorussia attraverso il dialogo per una transizione pacifica del potere nel Paese. “Noi – riporta lo staff di Tikhanovskaya – abbiamo sempre detto che desideriamo parlare e siamo impegnati per una soluzione pacifica. Siamo aperti alla mediazione delle organizzazioni internazionali per facilitare il dialogo. Inoltre, chiediamo un’investigazione imparziale dei crimini commessi dalle autorità bielorusse contro il loro popolo”.

Biegun farà tappa ora a Mosca, se non ci saranno cambi di programmi. Solo poche ore fa, prima dell’annuncio dell’ospedale tedesco, l’ambasciatore Usa a Mosca, predecessore di Biegun al vertice del Dipartimento di Stato, aveva spiegato che se fosse stato confermato l’avvelenamento dell’oppositore russo Navalny, l’episodio sarebbe stato giudicato quale un “momento serio” nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia. E Putin non ha certo bisogno di una crisi diplomatica con Washington, Berlino e Bruxelles. Per questo dal Cremlino si guardano le nuvole e si cerca uno spiraglio di luce. Qualcosa accadrà, c’è da scommetterci.

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