Il progetto di una società per la rete unica delle tlc italiane è al centro di uno scontro che coinvolge l’economia (con le diverse posizioni di Tim e Oper Fiber), la politica (con la visione più statalista del Movimento 5 stelle) e anche, come scritto da Formiche.net, gli interessi geopolitici (con lo scontro non troppo velato fra Cina e Usa).
Dopo aver bloccato l’intesa fra il fondo americano Kkr e Tim (e anche Fastweb), il governo aveva chiesto il mese di agosto per trovare un’intesa fra i due principali player nazionali, la stessa Tim e Open Fiber. Quello che ne è seguito è stato una raffica di dichiarazioni che hanno se possibile allargato il solco. Ciliegina sulla torta la notizia, confermata da La Stampa, di una seccatura oltreoceano per la gestione sovietica del dossier che avrebbe visto fortemente danneggiata l’azienda Usa, di fatto favorendo interessi cinesi. Il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, e il suo vice, Stefano Buffagni, avevano infatti impresso una direzione di marcia del tutto ostile alla presenza dell’investitore occidentale e in coerenza con un post ferragostano di Beppe Grillo.
A cercare di mettere una toppa e bilanciare l’esposizione anche geopolitica del governo ci pensa il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, interlocutore privilegiato per ragioni istituzionali sia di Kkr sia della diplomazia Usa. In serata esce quella che in tempo si sarebbe definita una “velina”. Attraverso la formula di “fonti Mef” il ministro del Pd, vicinissimo al segretario Nicola Zingaretti, conferma che “l’interesse all’investimento in questo progetto da parte di qualificati investitori istituzionali è valutato positivamente”.
È detto in politichese ma la sostanza è che via XX settembre sostiene ancora l’investimento di Kkr e manda un messaggio rassicurante. “Il tentativo del governo nel difficile negoziato in corso è – dice il comunicato diramato dal Mef – quello di assicurare la creazione di una società della rete a banda larga con un forte ruolo pubblico, per realizzare la transizione rapida alla fibra, dando vita ad una infrastruttura indipendente, che assicuri quindi a tutti gli operatori di mercato l’accesso agli utenti finali in modo paritario”. Rivolgendosi a Luigi Gubitosi, e offrendogli una sponda (la prima vera dopo il bombardamento dei grillini) spiega che “la costituzione di una società separata della rete da parte di Tim è un passaggio rilevante e opportuno, che il governo auspica possa collocarsi in un percorso volto alla costituzione di una rete aggregata indipendente”.
D’altronde Gualtieri non deve faticare troppo per raffreddare i bollenti spiriti statalisti. Secondo il ministro “a prescindere infatti da quale sarà la quota azionaria di Tim in questa ‘rete aggregata’ sulla base dei processi di valutazione, in ogni caso la governance della nuova società dovrà garantire, attraverso processi decisionali condivisi tra gli azionisti di riferimento, requisiti di indipendenza degli esponenti aziendali, presidi di controllo interno, esterno e regolatorio, l’assoluta autonomia e terzietà della gestione, la natura ‘aperta’ della rete, la parità di trattamento di tutti gli operatori e la realizzazione dei piani di investimento nei tempi previsti. Il dibattito politico su questo tema – conclude la nota vistata dal ministro Pd – dovrebbe liberarsi delle posizioni di principio e focalizzarsi su cosa si può concretamente fare oggi per migliorare lo status quo, chiaramente subottimale, e dare al paese l’infrastruttura di cui ha bisogno”.
Il messaggio a Tim, Kkr e infine al Movimento 5 Stelle è chiaro, sebbene nel linguaggio di chi è cresciuto a pane e (fine) politica. Basterà la parola di Gualtieri però? L’inquilino di Palazzo Chigi non sembra affatto voler dispiacere Beppe Grillo….