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Huawei, TikTok e ora Alibaba. Così Trump mette fuori gioco la Cina e avvisa l’Italia

La Cina si conferma essere il principale fronte di politica estera ed economica del presidente americano Donald Trump anche in vista delle elezioni di novembre. Dalle grandi aziende di Tlc come Huawei a Zte alle app come TikTok e WeChat, la censura della Casa Bianca non sembra conoscere eccezioni. La prossima vittima eccellente potrebbe essere il gigante dell’e-commerce Alibaba. “Sì, stiamo considerando altre cose, è vero”, ha risposto lo stesso Trump in conferenza stampa al giornalista che gli chiedeva se la Casa Bianca valutasse nuovi bandi ad aziende cinesi nel Paese. Il rapporto con Pechino è questione strategica anche sul piano interno, ed elettorale. La Cina sta sognando una vittoria del candidato democratico Joe Biden ma “ciò non accadrà” ha dichiarato Trump, affermando che con una vittoria di Biden “gli Stati Uniti diventerebbero di proprietà della Cina”.

DA TIKTOK A MUSICAL.LY

La scelta di mettere nel mirino Alibaba arriva subito dopo la firma di un nuovo ordine esecutivo in cui si afferma che il colosso cinese di Internet ByteDance, deve vendere la sua partecipazione nell’app Musical.ly che ha acquistato e fuso con TikTok. Il provvedimento si aggancia a sua volta alle radicali restrizioni disposte la scorsa settimana da Trump, che ha ordinato a TikTok e WeChat di cessare tutte le loro operazioni negli Usa. ByteDance ha acquistato l’app per video karaoke Musical.y da un concorrente cinese circa tre anni fa, in un accordo del valore di quasi un miliardo di dollari. L’ordine esecutivo di Trump sostiene che ci sono “prove credibili” che l’acquisizione di Musical.ly da parte di ByteDance “minacci di compromettere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Il provvedimento, che ha effetto retroattivo a 90 giorni, vieta l’acquisizione e impedisce a ByteDance di avere alcun interesse in Musical.ly. Trump ha ordinato che qualsiasi vendita di interessi in Musical.ly negli Stati Uniti sia avallata dal Committee on Foreign Investment, che per dare il via libera deve avere accesso ai libri contabili di ByteDance.

LA PRESSIONE SULL’ITALIA

Lo scontro fra Cina ed Usa riguarda anche l’Europa ed in modo particolare l’Italia. Roma infatti è uno dei Paesi che negli ultimi anni ha registrato una penetrazione fra le più rilevanti da parte di Pechino. Huawei e Zte sono infatti operatori che hanno visto crescere moltissimo la loro quota di mercato nel nostro Paese. I recenti provvedimenti del governo, a partire dalle diverse misure di Golden Power adottate, hanno dato il senso di non voler sottovalutare le minacce di sicurezza nazionale così come suggerito da Washington. Ma evidentemente non è sufficiente. A rilanciare l’allarme della Casa Bianca è stato Keith Krach, Sottosegretario di Stato per la Crescita economica, l’Energia e l’Ambiente, in una intervista al quotidiano La Stampa. L’obiettivo americano è creare un fronte il più largo possibile per un sistema 5G “pulito” dall’influenza cinese, il Clean Network. L’appello all’adesione dell’Italia finora è caduto nel vuoto. “La questione centrale è la sicurezza nazionale” ha spiegato Krach confermando che la Cina conduce già operazioni di spionaggio in Italia, “lo stesso fa negli Usa”. “TikTok e WeChat, che sono i grandi collettori dei dati che alimentano l’intelligenza artificiale cinese. Se usano TikTok per spiare anche i vostri figli, ciò spiega molto. Huawei è la spina dorsale, e queste sono le braccia che ne escono. Il Partito comunista non si accontenta di creare uno stato di sorveglianza in Cina, ma punta ad estenderlo a tutto il mondo. Vogliono seguire gli italiani e gli americani, usando poi le informazioni per molte cose, incluso il ricatto. Il social credit score è una misurazione della lealtà, che serve anche all’estero per capire chi può essere più facilmente sfruttato per farlo diventare un alleato di Pechino”. Lo stesso sottosegretario Usa conferma che “la legge adottata dal Parlamento italiano per il perimetro della sicurezza cibernetica ha messo fondamenta solide per garantire la protezione del vostro 5G dai fornitori aggressivi. Speriamo che ora il governo costruisca su queste fondamenta con le nuove regole”. Bene, quindi, ma non basta. Per questo, spiega Krach, “vorremmo che vi uniste al Clean Network, perché senza di voi non sarebbe completo”. Parole chiarissime che ora attendono una risposta altrettanto determinata.

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