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Immigrazione e non solo. La diplomazia italiana in azione in Libia. Ecco come

L’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino, ha presentato al governo di Tripoli (il Gna onusiano) la nuova proposta del Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo messa a punto a seguito della riunione del Comitato misto interministeriale italo-libico del 2 luglio scorso a Roma. Si parla chiaramente del contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, ma anche di contrabbando e rafforzamento della sicurezza delle frontiere, oltre che di cooperazione nel campo dello sviluppo.

Oggi la feluca italiana ha avuto un faccia a faccia con il ministro degli Esteri, Mohamed Taher Siala, per affrontare l’argomento. Ma non solo: l’italiano e il capo della diplomazia libica hanno anche parlato delle attuali tensioni all’interno del Consiglio presidenziale, organo che secondo il Libyan political agreement costruito dall’Onu nel 2015 ha il compito di coordinare il lavoro dell’esecutivo. Nei prossimo giorni, secondo le fonti di Formiche.net, Buccino vedrà anche il ministro degli Interni, Fathi Bashaga, e il vice premier, Ahmed Maiteeg – figure che nei giorni scorsi hanno preso posizioni in attrito.

Maiteeg, influente politico di Misurata con ottime relazioni internazionali, aveva contestato l’azione politica di Bashaga affermando che “la politica dell’uomo solo al potere causa corruzione e porta ad assumere decisioni che provocano la scarsità dei servizi essenziali erogati” (l’occasione erano state manifestazioni che svolte a Tripoli e Zawiya contro la mancanza di servizi nelle città dell’ovest della Libia). In queste fasi delicate, il ruolo dell’Italia – partner esterno con conoscenza delle dinamiche territoriali e politiche libiche – è anche di lavorare per il superamento di certe tensioni.

La Libia non è in effetti ancora stabilizzata, nonostante il ritiro delle forze ribelli dalla Tripolitania, e debolezze nel Gna possono sembrare allettanti per le forze delle Cirenaica e per i partner esterni come Emirati Arabi, Egitto e Russia. La stabilità del governo di Tripoli è chiaramente un fattore determinante in senso generale per il recupero di statualità in Libia, ma lo è anche per gli interessi italiani legati al memorandum. Roma ha come partner proprio il Gna nel controllo dei flussi migratori: aspetto che è contemporaneamente una problematica di sicurezza e di carattere politico per l’esecutivo pressato dalle opposizioni sul tema.

Mentre i flussi migratori che tagliano il Mediterraneo si sono riattivati (in particolar modo dalla Tunisia), l’obiettivo dell’Italia con la Libia, come spiega Agenzia Nova, è “rinnovare l’intesa sulla base di alcuni principi sottolineati anche dal parlamento con la Risoluzione del 16 luglio includendo il miglioramento nel breve e medio termine delle condizioni dei migranti, con l’obiettivo del progressivo superamento del sistema dei centri; il rafforzamento dello stato di diritto e della tutela dei diritti umani degli stessi migranti; il coinvolgimento delle Nazioni Unite, e in particolare di Unhcr e Oim, nella gestione di migranti, rifugiati e sfollati; il pieno e incondizionato accesso di operatori umanitari nei centri; il richiamo ripetuto ai diritti umani e al diritto internazionale; l’immediato rilascio dai centri di donne, bambini ed altri individui vulnerabili”.

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