Il 15 luglio scorso gli Stati Uniti ha imposto sanzioni sulla rete globale che aiuta alcuni finanziatori russi a evadere le sanzioni, come raccontato da Formiche.net. Il dipartimento di Stato aveva diretto le sanzioni contro tutte le entità di copertura che nel mondo consentono “attività le maligne globali” di Yevgeniy Prigozhin, l’uomo a capo del Wagner Group, considerato una forza proxy a cui il ministero della Difesa russa affida spesso il lavoro sporco (anche recentemente in Bielorussia: ieri Mosca ha annunciato il rientro in patria di 32 suoi cittadini che erano stati arrestati prima delle elezioni presidenziali di domenica scorsa con l’accusa di essere “mercenari inviati per destabilizzare il Paese”). Inoltre, come raccontavamo, Prigozhin dirige la Internet Research Agency (IRA), la cosiddetta fabbrica dei troll di San Pietroburgo al centro di ampie operazioni di influenza sugli elettori americani.
LE RIVELAZIONI DI BELLINGCAT
Oggi il team di giornalisti investigativi di Bellingcat ha rivelato, tramite interviste con uomini che lavorando per Prigozhin e un leak di email, che la disinformazione, l’interferenza politica e le operazioni militari dell’uomo soprannominato lo “chef di Vladimir Putin” sono “estremamente integrate con il ministero della Difesa russo e il suo braccio di intelligence, il Gru”. Le strutture di Prigozhin, come quelle di altri imprenditori dipendenti vicini al governo come Kostantin Malofeev, “sembra fungere da copertura plausibile e canale di riciclaggio di denaro per le operazioni all’estero su mandato del governo” di Mosca. Il tutto, non senza imbarazzi per il Cremlino come nei casi nelle pesanti perdite sul campo nel 2018 a Deir ez-Zor a causa di una controffensiva statunitense.
Ma ecco le prove del legame tra Wagner e Cremlino, che Mosca ha sempre negato. In otto mesi tra 2013 e 2014 (periodo caldo tra Ucraina e Crimea) Prigozhin ha avuto 99 telefonate con Anton Vayno, capo dello staff di Putin; 54 con Igor Diveykin, vice capo dello staff per le questioni domestiche; 25 con il tenente generale Alexey Dyumin, ex capo della sicurezza del presidente e al tempo delle econversazioni numero due del Gru con responsabilità sulle attività in Crimea. Davvero, con contatti simili e così frequenti, lo “chef” Prigozhin si occupa soltanto del catering del Cremlino?
LE ATTIVITÀ IN AFRICA
Bellingcat ha anche identificato una figura chiave che funge da collegamento tra le operazioni di influenza di Prigozhin in Africa e il ministero della Difesa russo. Secondo l’inchiesta, questa persona — nota soltanto come “Il colonnello”, “Konstantin” o ancora “Mazay”; potrebbe essere Konstantin Aleksandrovich Pikalov, ex agente dei servizi segreti russi — “ha avuto il comando generale delle operazioni paramilitari russe in Africa, anche nel momento in cui tre giornalisti russi che indagavano sulle operazioni di Prigozhin nella Repubblica Centrafricana furono assassinati”. Pedinati, invece, alcuni giornalisti occidentali. “Questa persona chiave sembra non essere nel radar dei servizi segreti occidentali o delle forze dell’ordine”, nota il team, anche grazie ai visti Schengen.
SOTTO IL NASO DELL’EUROPA
Konstantin Pikalov, scrive Bellingcat, è sulla lista nera per riciclaggio di denaro in Russia. Ha un apparente ruolo chiave nelle operazioni ibride militari-mercenarie della Russia e nell’interferenza nelle elezioni in Africa e nei Balcani. Potrebbe essere coinvolto — ma non ci sono indagini indipendenti — nell’omicidio di giornalisti indipendenti russi, oltre che in torture su civili in Africa. Ma nonostante questo, denunciano i giornalisti, “ha potuto attraversare l’Europa senza impedimenti”. Infatti, tra il 2015 e il 2019, ha ottenuto tre visti Schengen dal consolato finlandese a San Pietroburgo, tutti concessi per “fini turistici”. L’ultimo è valido fino al 16 marzo 2021. Finora ha viaggiato, andando e tornando dall’Africa, passando per Francia, Paesi Bassi e Portogallo.
Prigozhin, invece, si legge ancora, nonostante sia una figura fondamentale della “guerra ibrida permanente della Russia” sotto accusa anche da parte degli Stati Uniti, non è soggetto ad alcuna sanzione da parte dell’Unione europea. “L’accusa degli Stati Uniti contro di lui per aver gestito l’interferenza nelle elezioni statunitensi del 2016 ha limitato le sue possibilità di viaggiare”, spiegano. “Tuttavia, i suoi delegati e collaboratori continuano a viaggiare senza impedimenti. Le imprese europee continuano a fare affari con lui. In seguito all’accusa degli Stati Uniti contro di lui e il suo gruppo di società, un’azienda tedesca che aveva affari con lui ha inviato la seguente e-mail alla sua segretaria: ‘D’ora in poi, sarà difficile fare affari con Concord. Si prega di pagare le fattura future da qualsiasi altra società non correlata’”. Appuntamento alla seconda puntata — già, perché questa è soltanto la prima parte dell’inchiesta di Bellingcat.
(Foto: screenshot, Prigozhin durante la visita di Haftar al ministero della Difesa russo, novembre 2019)