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Furbi e furbetti, così il prof. Pennisi legge il Tridicogate (e la gestione Inps)

Ogni Ferragosto pare avere il suo mini-spettacolo politico giallo e tragi-comico. Sino ad ora, il più complicato, nonché il più buffo, fu quello di Lady Golpe nell’estate del 1993, quando l’ex modella Donatella Di Rosa, moglie del colonnello della brigata paracadutisti “Folgore”, fece alcune rivelazioni alla stampa circa un presunto progetto di colpo di Stato, oltreché su di un traffico di armi da guerra verso paesi belligeranti che avrebbe interessato numerosi alti ufficiali dell’esercito. La vicenda comportò complicanze politiche e militari di ogni genere e si concluse con la condanna della Di Rosa per calunnia ed autocalunnia.

Non è così sexy il Tridicogate che occupa le prime pagine dei giornali da circa una settimana e che ha indotto a convocare la Commissione Lavoro della Camera alla vigilia della Festa dell’Assunta. In sintesi, circa una settimana fa il quotidiano Repubblica pubblica un servizio secondo cui alcuni parlamentari avrebbero chiesto all’Inps il bonus di 600 euro per i lavoratori autonomi che contribuivano unicamente alla “gestione separata” dell’istituto e non altre casse di previdenza obbligatoria; tre di essi avrebbero ottenuto i 600 euro, ma la domanda di altri due sarebbe stata respinta.

Inoltre, avrebbero richiesto, ed ottenuto, il bonus numerosi consiglieri regionali e comunali. Il servizio specificava che l’Inps non forniva i nominativi a ragione della normativa sulla privacy. Ne è seguito un pandemonio. Da una lato, una caccia all’uomo per scoprire chi aveva chiesto e chi aveva ottenuto il bonus. Da un altro, il Garante della Privacy affermava che la normativa sulla trasparenza dei politici faceva sì che non ci fosse alcuna questione di privacy.

Da un altro ancora, ci si chiedeva chi avesse dato la soffiata a Repubblica proprio adesso (in piena estate ed alla vigilia quasi delle elezioni e del referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari) dato che, all’interno dell’Inps, lo si sapeva sin da maggio. Ed è sorto il legittimo dubbio che il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, organico al Movimento Cinque Stelle (M5S) ed in particolare vicino a Luigi di Maio, che lo ha nominato quando, nel governo gialloverde era titolare del ministero del Lavoro, avesse voluto creare un caso “anti-casta” per tirare la volata al M5S in vista della tornata elettorale e referendario di settembre. La soffiata – si diceva- sarebbe partita da Via Ciro il Grande, con l’assenso, palese o celato, del presidente dell’Istituto.

L’audizione del 14 agosto non ha chiarito nulla su come e perché il “caso” fosse scoppiato in occasione del Ferragosto o quasi. Ma il presidente dell’Inps ha rivelato, peraltro in modo concitato e nervoso, particolari inquietanti: sotto la sua guida, l’Inps avrebbe introdotto la prassi di erogare prima e di controllare dopo. Un controllo anche minimo avrebbe evitato il pasticciaccio brutto dato che i parlamentari ed i consiglieri regionali devono versare obbligatoriamente a sistemi previdenziali degli organi a cui appartengono e non hanno quindi alcun titolo al bonus.

La stessa prassi è stata seguita per il “reddito di cittadinanza”, altro fiore all’occhiello di Pasquale Tridico che si vanta di esserne l’ideatore ed il teorico. Come è noto, il “reddito” è stato elargito a membri di cosche criminali, spacciatori, prostitute, lenoni ed anche assassini in permesso premio temporaneo. Basta sfogliare il New York Times International e la Frankfurter Allgemaine Zeitung per vedere come la prassi di erogare prima e controllare dopo ci ha fatto diventare uno zimbello a livello internazionale. Tanto più che milioni di lavoratori stanno ancora aspettando che l’Inps eroghi la cassa integrazione e che vedove/vi ed orfani aspettano mediamente un anno e mezzo perché vengano versate loro quelle pensioni “di reversibilità” che lo stesso Tridico vorrebbe abolire.

In effetti, il caso bonus si è praticamente chiuso con un paio di sospensioni al partito di appartenenza ed un deferimento ai probiviri del Movimento in cui il beneficiario milita. Si apre, invece, il “Tridicogate”, una doppia riflessione sulla capacità, da un lato, del professore di politica economica di gestire un ente così complesso e, dall’altro, sull’opportunità di attribuire all’Inps funzioni erogatorie in materia assistenziale.

In occasione di un commento sulla gestione di un altro ente lavoristico, l’Anpal, affidato ad un professore scelto dal M5S – questa volta della Università del Mississipi, Domenico Parisi – abbiamo ricordato su questa testata come anche esponenti di rilievo del Partito democratico, l’alleato di governo del M5S siano stanchi e stufi di questo andazzo. Lo rivela un articolo di Chiara Gribaudo e Tommaso Nannicini sull’ultimo numero di Mondoperaio che riecheggia la proposta lanciata un anno fa da Formiche.net: separare nettamente assistenza da previdenza ed affidare la gestione a manager di provata esperienza.


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