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Perché la ricandidatura della Raggi è un assist per il centrosinistra. Parla Tobia Zevi

Virginia Raggi, il ritorno. Non è il titolo di una saga cinematografica che odora di anni ’80 bensì la partita più importate d’Italia sotto il profilo (non solo) delle elezioni comunali: la conquista del Campidoglio.

La sindaca pentastellata corre nuovamente per la carica di primo cittadino, è ufficiale. Peraltro dopo aver già incassato un endorsement dal capo politico dei Movimento, Beppe Grillo, che con un “Daje” ha riconsacrato la sua candidata.

A questo punto però, è legittimo domandarsi cosa farà il centrosinistra dal momento che a Palazzo Chigi sembra che la tessitura dei rapporti fra i due schieramenti sia sempre più intensa. E che il tentativo di un’alleanza tra i grillini e i dem sia ormai un dato acquisito.

Per dissipare un po’ di queste perplessità, Formiche.net ha sentito Tobia Zevi, presidente dell’osservatorio “Roma puoi dirlo forte” e potenziale candidato sindaco del centrosinistra.

In premessa Zevi tiene a rimarcare un aspetto: “Considero la sindacatura di Raggi una delle peggiori, se non la peggiore della storia di questa città.  Per questo non posso condividere il suo recente auto elogio. Peraltro, stiamo andando incontro a una crisi economica e sociale pazzeca per la città di Roma che risente pesantemente degli strascichi provocati dalla pandemia. Lei, la sua squadra e la sua classe dirigente hanno dimostrato di non essere stati in grado di assolvere all’importante compito per il quale erano stati chiamati. Figuriamoci ora in un periodo complesso come questo”.

L’onore delle armi però Zevi comunque lo concede alla grillina. «Devo riconoscere a Raggi – puntualizza – che ha avuto coraggio a ricandidarsi per combattere una battaglia (persa). Lei rivendica le sue idee indicando la strada che vuole percorrere nel solco dei risultati ottenuti. Per me inesistenti”.

Dunque il tentativo di Raggi di scalare nuovamente il Campidoglio può in un certo senso fungere da suggello all’avvenuta cementificazione Pd-Cinque stelle? “Mi batterò nei prossimi mesi affinché questo non accada – spiega Zevi – anche perché a mio modo di vedere la ricandidatura della pentastellata apre nuovi spazi enormi per il centrosinistra. Chiaramente la sfida è ambiziosa ma, politicamente, il margine per conquistare nuovi spazi da parte del centrosinistra è altissimo”.

Nell’immaginario del presidente dell’osservatorio però il centrosinistra si caratterizza sostanzialmente con due aspetti: “Uno schieramento popolare e civico”. “Il 18 agosto partirò per un viaggio attraverso le piazze di Roma (ribattezzato #iorestoinsiemeaROMA) perché consumarsi le suole, a mio avviso, rimane l’unico viatico per ristabilire un minimo di vicinanza tra persone e palazzo. Tra elettorato e rappresentanti”.

Zevi è convintissimo che “il centrosinistra sarà obbligato a passare per le primarie nella designazione del candidato sindaco. Sono le persone che devono tornare a scegliere il candidato, la squadra e il programma di Governo”.

Peraltro, le primarie fanno parte dello statuto del Partito Democratico. Ma, al di là delle tattiche e degli accordi più o meno sotterranei che andranno contraendo gli sfidanti per il Campidoglio il presidente dell’osservatorio pone l’accento sul fatto che “la questione romana deve essere affrontata in maniera seria. Non basta un grande curriculum per governare la Capitale: occorre conoscerla e amarla a fondo. Specie perché Roma si porta appresso, anche nel baratro, il resto del Paese”.

Sorte che, chiaramente “va evitata a tutti i costi con la promozione di un piano di rilancio serio. Non è possibile che la capitale di un Paese del G7 si trasformi in una voragine”. Sulla base di questi presupposti è possibile che si profili l’ipotesi di avere al Governo Pd e Cinque stelle alleati, e di vederli uno contro l’altro al Campidoglio.

“Certo – chiude – è possibile. Quando Salvini perse la testa l’anno scorso il Paese si trovava in un’emergenza democratica incredibile. I due partiti si sono messi assieme ‘a freddo’ per evitare derive. La pandemia poi ha di fatto legittimato e consolidato questa alleanza di Governo. Ciò non toglie però che questo non debba fermare, in particolare sui territori, il confronto sociale, civile e politico. Deve proseguire».

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