Qualora ce ne fosse reale bisogno, gli Stati Uniti confermano l’alto livello di coinvolgimento nella ricerca di stabilità nel Mediterraneo orientale – quadrante caldissimo in cui si dipanano dinamiche geopolitiche tra vari paesi, su tutti Grecia (e Cipro) e Turchia, ma ne sono coinvolti l’Egitto come la Francia, così tanto quanto Israele e gli attori del Golfo. Una condizione delicata che si è innescata tra alleati Nato, Grecia e Turchia arrivati a un centimetro dalla collisione militare, che potenze rivali come Cina e Russia vedono come debolezza. Il rischio che possa essere sfruttata da Mosca e Pechino rende la stabilizzazione e il dialogo un’urgenza per gli Stati Uniti.
Nei giorni scorsi, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha incontrato il ministro degli Esteri turco, Mevlüt Çavuşoğlu, per parlare di come disinnescare la bomba mediterranea, con la “riduzione delle tensioni” che dal readout dell’incontro offerto dal dipartimento di Stato viene definita “urgent“. L’incontro è avvenuto a Santo Domingo, dove i due si sono riservati uno spazio per la discussione straordinaria durante la cerimonia di inaugurazione del presidente eletto Luis Abinader. Washington muove la propria diplomazia su entrambe le sponde. Nei giorni scorsi sempre Pompeo aveva visto il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, incontrato a Vienna nell’ambito di un viaggio in Europa centrale dove le penetrazioni russo-cinesi sono state in cima all’agenda del capo della diplomazia americana.
Meeting piuttosto simbolici che spiegano come gli Usa non scelgano un lato della contesa e quanto abbiano interesse nell’evitare che il bacino mediterraneo diventi una debolezza interno all’alleanza. Anche perché la grand strategy statunitense, che si muove a cavallo della macro-regione Middle East and North Africa, non può permettersi falle in un momento in cui le azioni di attori competitivi di susseguono. Secondo fonti informate, Turchia e Grecia starebbero per avviare (già in questi giorni) contatti diplomatici attraverso funzionari secondari, secondo una necessità di de-escalation che è arrivata da Washington tanto quanto da Bruxelles – sia lato Nato che Unione europea (con distinguo: la Francia ha cercato un’azione unilaterale, mentre gli altri europei con la Germania e l’Italia in testa hanno cercato di lavorare compatti, allineati con gli Usa e col quadro dell’Alleanza Atlantica).
(Foto: Twitter, @SecPompeo)