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5G, Cina e Russia. Perché conta la missione in Pompeo in Europa centrale

Slovenia e Repubblica Ceca nei giorni scorsi. Austria (oggi), Polonia sabato 15 agosto. Il tour di Mike Pompeo, segretario di Stato statunitense che porta in giro per il mondo la dottrina Trump, è tutto fuorché una vacanza. Gli appuntamenti hanno una ragione — la cooperazione con quei paesi — e un obbiettivo: muovere la strategia americana in aree in cui i rivali, Russia e Cina, sono presenti con una penetrazione pungente.

L’Europa centrale attraversata da Pompeo è una regione sensibile, sospesa tra i collegamenti centralizzati verso Bruxelles e il piano di scorrimento da sempre inclinato verso Est, dove un tempo il principale problema era l’Unione Sovietica e adesso è invece la Cina (ma sempre con un occhio alle misure attive della Federazione Russa). Esempi secchi nei temi che escono dagli incontri: attenzione al 5G di Huawei (l’azienda cinese delle communications technology che per gli Usa è un vettore di spionaggio del Partito Comunista cinese), e agli investimenti che arrivano da Pechino. La regione interessa le rotte della Via della Seta, ma è anche uno snodo per i link energetici russi: e allora, Pompeo ha riaffermato i principi Nato e l’importanza della partnership tra alleati.

E poco importa in questo quadro se l’Austria non è parte dell’alleanza. Anzi: Sebastian Kurz, il leader austriaco visto dal segretario americano, è il germanofono preferito dalla Washington trumpiana (e non solo), stando ai racconti nel libro dell’ex consigliere John Bolton — molto più amato della tedesca Angela Merkel, alleato di cui gli Stati Uniti soffrono la pressione, e per la leadership in Europa e per i caratteri secolari delle relazioni esistenziali con la Germania (che proprio quando si parla di rapporti di cooperazioni con quei paesi visitati da Pompeo diventa un competitor diretto: e chissà come avranno reagito a Berlino nel vedere i tram di Vienna girare per la città con la doppia bandiera, austriaca e statunitense, a ricordare i tanti anni di amicizia tra i due paesi?).

In Slovenia, non da meno, Pompeo ha salutato la leadership di Ljubljana sull’iniziativa (Made in Usa) Trimarium, blocco geopolitico a denominatore economico che Washington vorrebbe costruire come enorme sfera d’influenza che metta a sistema l’Adriatico, il Mar Baltico e il Mar Nero. Ne sono parte sia la Repubblica Ceca che l’Austria e la Polonia: un’alleanza che sarà innanzitutto infrastrutturale, e che avrà nel campo digitale una sensibilità sistemica — dove il 5G deve, secondo volontà Usa, essere protetto dalle grinfie cinesi. L’iniziativa ha in sé tutte le caratteristiche dell’interesse statunitense all’area. Dovrebbe permettere il superamento del divario di prosperità economica tra Est-Ovest dell’Europa, e questo renderebbe meno affascinante i richiami dall’Est e meno dipendenti dal controllo tedesco quei paesi (tutti inglobati nella sfera d’influenza di Berlino). Ma non solo: la creazione di una cintura orientale a cavallo dei tre mari europei sarebbe utile per la riduzione delle dipendenze energetiche da Mosca (aprendo possibilità all’export del Gnl statunitense tra l’altro: progetti di collegamento Croazia-Polonia nascono già nel 2015, proprio con la “Three Seas Initiative”). Inoltre produrrebbe un blocco integrato che, come il gruppo Visegrad, può pressare — ed essere usato per pressare — Bruxelles creando problemi all’integrazione europea su spinta tedesca (dovesse essa diventare troppo scomoda per gli interessi strategici di Washington). Era stato lo stesso segretario statunitense ad annunciare — durante la Conferenza di Monaco dello scorso anno — un miliardo di dollari in investimenti Usa sul Trimarium.

(Foto: Twitter, @SecPompeo)



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