L’accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul Recovery Fund segna un passaggio storico: per la prima volta importanti risorse verranno assegnate agli Stati membri ricorrendo al debito comune. L’Italia avrà a disposizione 209 miliardi per ripartire ed è indispensabile che siano le nuove generazioni il vero motore della ripresa attraverso un piano nazionale per i giovani che renda centrali le loro istanze nel processo di rilancio del Paese. È quello a cui stiamo lavorando, già da alcune settimane, per presentare al governo una proposta di interventi coordinati per contribuire a comporre un disegno organico unico a supporto delle giovani generazioni.
Il rischio è che in assenza di riforme strutturali aumenti l’immobilismo sociale, innescando un circolo vizioso in cui la mancanza di opportunità rallenta lo sviluppo cancellando ogni prospettiva futura. Per questo, è importante che una larga parte di queste risorse vengano utilizzate per avviare nuove riforme strutturali e maggiori investimenti in infrastrutture materiali e immateriali, in formazione, digitalizzazione, per garantire la ripresa occupazionale di milioni di donne e giovani chiamati a pagare il conto di un debito pubblico che aumenterà oltre il 150% nel 2021.
È indispensabile anche per questo aprire una nuova fase che persegua gli obiettivi strategici stabiliti dall’Unione europea in materia di gioventù, assumendo due criteri fondamentali: quello di una maggiore sussidiarietà circolare nelle azioni e nella conseguente gestione delle risorse, valorizzando il ruolo centrale dei singoli territori nella promozione e nello sviluppo delle politiche giovanili, secondo il principio bottom-up e quello della trasversalità delle stesse seguendo una logica che integri obiettivi, competenze, ambiti di azione, risorse, attori e protagonisti in una cornice strutturata di interventi.
Da anni accade invece che siano eventi drammatici, come l’attuale crisi, ad accendere brevemente i riflettori sulle giovani generazioni, generando tuttavia proposte settoriali che rischiano di mancare dell’organicità necessaria alla soluzione di problemi complessi. Dovremmo accantonare, per questo, l’idea che singoli incentivi o scoordinati sussidi producano effetti sulla ripresa socio-economica del Paese. La crisi attuale, infatti, insegna che le scelte politiche dovranno d’ora in poi tornare ad essere lungimiranti, a progettare il futuro piuttosto che a subirne l’impatto attraverso vere e proprie politiche economiche che indirizzino i capitali a disposizione verso pochi ma forti progetti qualificanti per liberare nuove energie contrastando le rendite esistenti, attraverso un patto fra formazione e lavoro, aumentando gli investimenti per formare manodopera qualificata e per sostenere l’alta formazione universitaria, potenziando l’apprendistato, rivoluzionando i tirocini professionali perché diventino parte di un percorso universitario, riducendo i tempi d’ingresso nel mondo delle professioni.
Le politiche di sviluppo necessitano di strategie precise, di investimenti mirati, supporto dei soggetti interessati per riprogrammare, con ordine, il futuro. Per questo, un piano coordinato di investimenti per i giovani è l’occasione per dimostrare a ognuno di noi di non aver fallito, di non avere sperperato risorse e capitale umano e di aver lavorato nel più grande interesse dello Stato. E allora forse il nodo è proprio questo: come alimentare nei giovani la forza di perseguire la strada del sogno, il coraggio di non cedere alla rassegnazione perché c’è sempre uno spazio di movimento e trasformazione pronto a cambiare le cose. Bisogna avere la capacità di trovarlo, però, nascosto tra le angosce e i bisogni, e in questa ricerca nessuno può essere lasciato solo perché nessuna vita può e deve essere sprecata.
La scommessa che insieme siamo chiamati a vincere è quella di costruire le basi per lo sviluppo del nostro Paese che non può non passare dal coinvolgimento di chi dovrà governarlo e abitarlo. E proprio per garantire in modo stabile e continuativo forme e modalità di partecipazione e di rappresentanza dei più giovani, stiamo lavorando, per il prossimo autunno, a una nuova edizione degli Stati Generali delle Politiche Giovanili. Un primo passo per il riconoscimento istituzionale della questione nei mesi successivi e per la responsabilizzazione di una parte fondamentale del nostro Paese riguardo al proprio futuro.