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Le ragioni del No e il gioco d’azzardo di destra e sinistra. La versione di Malgieri

La democrazia italiana si sta disfacendo sotto i colpi di maglio della classe politica che dovrebbe proteggerla e potenziarla. Il riformismo a cui si richiamano i legislatori che intendono smantellare l’impianto costituzionale senza dargli un minimo di organicità, è in realtà un gioco sporco della peggiore partitocrazia che cerca di ingannare i cittadini inventandosi regole che invece di modernizzare e di rendere la Costituzione adeguata alle esigenze dei tempi, escogitano di tanto in tanto balordi e pericolosi marchingegni tentando di legittimarli come proditori attacchi allo smantellamento della casta. Il Movimento Cinque Stelle e la Lega di Salvini sono le avanguardie di questo scellerato progetto, come lo sono strate nella vergognosa manovra sui vitalizi degli ex-parlamentari.

L’ultimo espediente, con la complicità di tutto l’arco parlamentare, tranne alcuni onesti dissidenti che hanno messo in cantiere riguarda, come è noto, la considerevole riduzione dei parlamentari, occhieggiando all’opinione pubblica per ottenerne la complicità e così mondarsi la coscienza portando a compimento un’operazione che ha il solo scopo di sottrarre all’elettorato la possibilità di scegliere, in un vasto ambito, ed in piena libertà, i suoi rappresentanti in Parlamento.

Al limite e per assurdo, avrebbero potuto perfino ridurre a cento i deputati e a cinquanta i senatori, ma a condizione che essi venissero realmente scelti dal popolo e non dalle nomenklature partitiche come accadrà se dovessero prevalere i Sì al referendum. Sarebbe uno sconcio se poche decine di persone – a cominciare dai populisti di destra dai quali ci si sarebbe aspettati una difesa della rappresentanza parlamentare e non la sua riduzione a coro ammaestrato del potere delle élites – avessero il potere non solo di nominare i parlamentari, pratica già in uso da tempo purtroppo, ma una ristretta cerchia di deputati e senatori consapevoli che in talune regioni sarà impossibile il quorum per eleggerli. Territori abbandonati ci aspettiamo di vedere se dovesse prevalere la sciagurata proposta.

La protervia e l’arroganza della classe politica complessivamente intesa hanno sostanzialmente dissanguato il potere parlamentare allo scopo di costruire una sorta di sinedrio nel quale sono più facili gli accordi e ancor più i mutamenti di casacche poiché non ci sarebbe reazione (come sperimentiamo oggi) in una piccola cerchia di parlamentari che ha modo di costruire maggioranze ed opposizioni a piacimento. Perfino per ciò che concerne l’elezione del Presidente della Repubblica nella quale i sessanta rappresentanti regionali condizionerebbero le poche centinaia di deputati e senatori condizionando la decisione sull’inquilino del Quirinale. Insomma, i nuovi satrapi – che siano di destra o di sinistra non ha alcuna importanza – vogliono stringere le maglie della rappresentanza affidando a pochi e controllati eletti tutto il potere legislativo.

Un Parlamento alla gogna, è stato detto giustamente. Ma ancora di più un Parlamento che non ha la adeguata forza per rappresentare le istanze dei cittadini. Sessanta milioni di italiani, quarantacinque milioni di elettori dovrebbero affidare i loro destini a un manipolo di notabili indicati dalle segreterie e, dunque, eletti sostanzialmente, prima delle elezioni stesse, con quello sperimentato meccanismo del sistema elettorale bloccato che fa felice i detentori del potere. Naturalmente la pochezza di questi miserabili che si atteggiano a legislatori non finisce qui. Sono arrivati a motivare ipocritamente, infatti, il “taglio” con la promessa di mirabolanti risparmi: non è vero assolutamente niente. Le strutture delle due Camere continueranno a funzionare e quel che si ricaverà dalla minore spesa per le indennità dei parlamentari sarà una piccolissima cosa a fronte delle consistenti entrate europee che dovrebbero arrivare prossimamente.

Ma ancor più indecente è il modo, accennato, di legiferare su questioni di tanta importanza. Una legge costituzionale incide sull’assetto complessivo, è inutile negarlo. E la riduzione dei parlamentari connessa ad una discutibile legge elettorale non fa altro che creare incongruenze e accentuare profili di illegittimità in una Carta che ormai è diventata uno straccio, altro che “Costituzione più bella del mondo”.

Se si volesse davvero riformare la norma primaria della Repubblica bisognerebbe mettere mano ad un’Assemblea costituente, chiamare il corpo elettorale a votare cento, duecento costituenti che in un ragionevole lasso di tempo potrebbero – lontani dalle logiche governative e parlamentari – varare una nuova Carta che poi dovrebbe essere sottoposta a referendum confermativo.

Non c’è altra strada, non s’intravede altro rimedio per rivitalizzare l’agonizzante democrazia italiana. Ma abbiamo la sensazione che destra e sinistra, in un gioco d’azzardo assai pericoloso, come fu la riforma del Titolo V e come potrebbe essere il regionalismo rafforzato, hanno altri obiettivi da perseguire e delle conseguenze nefaste che verranno fuori dalla riduzione della rappresentanza popolare, proprio nel momento in cui dovrebbe essere più vasta, gliene importa poco. Il loro perverso gioco prevede una scarsa (oltre che scadente) rappresentanza politica e la non-rappresentanza di milioni di elettori e di molti territori. Se questa è democrazia…

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