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Ecco i risvolti etici del referendum. L’analisi di D’Ambrosio

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Ogni voto ha sempre una dimensione etica, anche quello del referendum. Considerato l’oggetto del quesito – la riduzione dei parlamentari – esso non è, in sé e per sé, un dato etico: ci sono democrazie che funzionano bene con un numero minore del nostro (in percentuale con la popolazione) e democrazie che funzionano male, e viceversa. Quindi il problema diventa etico – cioè interessa la crescita del nostro Paese in termini di bene dei singoli e dei gruppi – nel momento in cui poniamo il numero in rapporto alla funzione del parlamento e del singolo parlamentare: potere di legiferare in un quadro di rappresentanza effettiva dei cittadini. È bene ricordare che l’Italia è una Repubblica parlamentare e non presidenziale, quindi la sovranità popolare ha nel Parlamento la sua prima e massima espressione.

I NUMERI DELLA RAPPRESENTANZA

Se dovesse vincere il SI “a seguito della modifica costituzionale muterebbe dunque il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto. Per la Camera dei deputati tale rapporto aumenterebbe, con le modifiche approvate dal Senato, da 96.006 a 151.210. Il numero medio di abitanti per ciascun senatore. Gli obiettivi del disegno di legge costituzionale crescerebbe, a sua volta, da 188.424 a 302.420” (www.riformeistituzionali.gov.it). In materia dobbiamo ricordare “nella formulazione approvata dall’Assemblea Costituente il numero dei parlamentari era mobile, restando fisso il loro rapporto con la popolazione. Il testo originario della Costituzione prevedeva, infatti, per la Camera, un deputato ogni 80.000 abitanti (o frazioni superiori a 40.000) e, per il Senato, un senatore ogni 200.000 abitanti (o frazioni superiori a 100.000)” (ivi). In seguito, tuttavia, sono state fatte delle scelte che hanno portato a fissare il numero dei parlamentari per cui “In rapporto alla popolazione, oggi vi è un deputato ogni 96.006 abitanti circa; un senatore elettivo (senza considerare i senatori a vita e i senatori di diritto a vita) ogni 192.013 abitanti circa” (ivi). Completando la presentazione con uno sguardo alla situazione europea bisogna ricordare che si va dalla situazione di Malta – 14,5 parlamentari per centomila abitanti – a quella della Germania con lo 0,9; mentre l’Italia ne ha 1,6 per ogni centomila (23° posto). La democrazia, soprattutto una parlamentare, è fondamentalmente basata su processi di rappresentanza e, di conseguenza, sulla discussione, libera per responsabilità individuale, con tempi che garantiscono studio dei problemi e ascolto degli altri. Dal punto di vista etico se rappresentanza e dialogo politici sono minati o compromessi da scelte legislative è etico respingere queste proposte, in quanto si suppone che una rappresentanza più autentica possa realizzare meglio la finalità del Parlamento repubblicano, cioè l’attuazione dei principi fondamentali costituzionali (rispetto della dignità e libertà personali, solidarietà, bene pubblico, giustizia, pace).

LA BABELE DEI NUMERI DEL RISPARMIO

Se dovesse vincere il SI quanto si risparmierebbe? L’informazione in materia non è molto chiara e le cifre sono ostaggio della campagna elettorale. Tuttavia non si può mettere a rischio la rappresentanza per un mero calcolo economico. Non stiamo parlando di fondi al calcio o ai fuochi di artificio, ma del fulcro del potere: il parlamento. Quindi la motivazione economica non ha grande peso etico. Sono altri le vie per risparmiare denaro pubblico: per esempio attuare seriamente le varie “spending review” proposte o controllare meglio l’utilizzo di benefici economici da parte dei parlamentari e così via.

IL PROBLEMA DELLA LEGGE ELETTORALE

Non ha nessun valore, dal punto di vista etico, l’affermare che, vista la pessima e anticostituzionale legge elettorale vigente, è giusto ridurre il numero di coloro che, di fatto, ad oggi, sono “nominati” e non eletti dal popolo. Non è etico correggere una grave stortura introducendone un’altra! Ciò non significa che il nostro Parlamento sia attualmente rappresentativo, anzi! Visto lo scandalo della legge elettorale. I suoi effetti, che non fanno altro che alimentare la “antipolitica” di diversi, che pur di cambiare voteranno SI. Discorso che comprendo, ma non condivido perché non penso che sia eticamente accettabile.

PARLAMENTO MARGINALIZZATO

Ciò avviene perché il governo di turno fa spesso ricorso alla promulgazione di decreti legge che sono trasformati in legge dall’assemblea parlamentare, senza un effettivo e fruttuoso dibattito, con l’utilizzo sovente del voto di fiducia. Un democrazia sana ha bisogno di una legge elettorale giusta ed efficace, come di un esecutivo che rispetti il ruolo del Parlamento.

A mio personale avviso, le motivazioni etiche per respingere il testo approvato sembrano essere maggiori di quelle portate per accettarlo. L’uso del condizionale è d’obbligo perché non si parla di scelte etiche radicali (democrazia o dittatura, vita o morte, guerra o pace, solidarietà o razzismo e così via) ma di utilizzo di alcuni strumenti istituzionali che hanno un effetto etico perché orientano in un verso, o in un altro, la vita democratica. Non si può dire lo stesso per l’esercizio di voto: il voto è un dovere civico (Cost., art. 48), non solo quello politico o amministrativo, ma anche quello per i referendum. Per i cattolici lo ricorda anche il Vaticano II: il voto serve a promuovere il bene comune (GS, 75). Formandosi e informandosi previamente, abbiamo il dovere di votare sempre e comunque. La democrazia è sempre stata una fatica; ma, nonostante le storture, è una fatica che porta frutti.

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