Skip to main content

Online ma pur sempre Pirati. Italia con gli Usa contro lo Sparks Group

C’è voluta la collaborazione di 18 Paesi per fermare lo Sparks Group, famigerato gruppo di pirateria online che dal 2011 diffondeva sul web le maggiori produzioni cinematografiche superando i limiti del copyright.

Tre gli individui colpiti dall’accusa del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti: il norvegese Umar Ahmad, 39enne detto “Artist”, Jonatan Correa, 36enne detto “Raid” e il britannico cinquantenne George Bridi. Quest’ultimo è stato arrestato domenica scorsa a Ciprio grazie al “red notice” dell’Interpol nato dalle accuse mosse dagli Usa. Per lui le autorità americane sono pronte a chiedere l’estradizione. Correa è stato arrestato a Olathe, in Kansas, mentre Ahmad resta al momento latitante. Secondo il procuratore facente funzione per il distretto meridionale dello Stato di New York, Audrey Strauss, alla guida delle indagini, i tre “sono stati membri di un gruppo internazionale di video-pirateria che sofisticato e diffuso”.

Negli allegati alle accuse rilasciate martedì dalla corte federale di Manhattan viene ricostruito l’operato dello Sparks Group. Dal 2011, il gruppo di pirati informatici ha iniziato a distribuire illegalmente online contenuti audio-visivi coperti da copyright, comprese le maggiori produzioni cinematografiche di Hollywood prima della loro uscita per la distribuzione al dettaglio in Dvd o Blu-ray. Ottenevano i dischi protetti da copyright dai distributori all’ingrosso, fornendo loro false dichiarazioni sull’utilizzo.

Veniva dunque compromessa la protezione del diritto d’autore con software specializzati per “crackare” il contenuto (processo altresì noto come “ripping”), ricodificando il contenuto per poter essere facilmente copiato e diffuso. Per farlo, utilizzavano server segreti, da cui poi avveniva la distribuzione ad altri aderenti al gruppo in tutto il mondo, per poi caricare i contenuti su vari siti streaming, in molti casi pubblicizzata con la foto della copertina del Dvd autentico per certificare la qualità e l’origine del prodotto. Il tutto, secondo l’accusa, avrebbe causato perdite da decine di milioni di dollari alle case cinematografiche.

Per fermare il meccanismo c’è voluta la collaborazione tra 18 Paesi (Italia compresa) e il supporto delle agenzie competenti dell’Unione europea: Eurojust ed Europol. “Dozzine” controllati da Sparks Group tra nord America, Europa e Asia sono stati messi offline martedì scorso. Ora, i tre rischiano una pena detentiva fino a cinque anni per la cospirazione finalizzata alla violazione di copyright. Per Bridi ci sono inoltre le accuse di fronde telematica, la cui pena massima arriva a vent’anni, e di trasporto di oggetti rubati da uno Stato all’altro, con pena a cinque anni.

×

Iscriviti alla newsletter