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Sul 5G la direzione è giusta ma guai a fare retromarcia. Il punto dell’avv. Mele

Il governo italiano ha delineato un percorso normativo lungo e in alcuni punti complesso — ma che sembra estremamente efficace — teso finalmente a portare la sicurezza cibernetica al centro della vita delle pubbliche amministrazioni e delle società private. Un tema, questo, ormai imprescindibile per la salvaguardia dell’erogazione dei nostri servizi essenziali, per la nostra sicurezza e crescita economica, così come per la sicurezza nazionale.

Il legislatore, peraltro, ha scelto una strada coerente con la nostra cultura giuridica e soprattutto con l’impianto normativo vigente. Non potendo escludere tout court le aziende extra europee dal mercato nazionale, come hanno fatto ad esempio gli Stati Uniti, ha scelto di utilizzare l’unico reale approccio possibile: quello di salvaguardare la sicurezza nazionale restando contestualmente aderente alla normativa nazionale. Un plauso, pertanto, deve essere rivolto a questo approccio, che predilige l’imposizione di regole chiare e stringenti, volte a verificare il reale livello di pericolosità di apparati e servizi inseriti all’interno delle reti degli attori ricompresi nel Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Adesso, però, è necessario non allontanarsi dalla strada intrapresa evitando passi indietro o al lato che finirebbero per vanificare gli sforzi e renderci inaffidabili agli occhi dei nostri alleati.

I provvedimenti attuativi in fase di finalizzazione delineano un vero e proprio salto epocale in questo settore. Il legislatore, pertanto, dovrà necessariamente tener conto dello sforzo richiesto agli attori nazionali, rendendo questo processo graduale e soprattutto centrato sulle esigenze operative degli attori coinvolti. Solo così, infatti, si potrà davvero concretizzare quell’auspicabile sinergia tra Istituzioni, pubblica amministrazione e aziende private per la tutela reale dell’interesse nazionale.

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