“Se vinciamo, chiudiamo un accordo in quattro settimane” ha detto Donald Trump parlando dell’Iran durante un incontro con alcuni fundraiser organizzatao a casa del suo defunto amico Stanley Chera, morto ad aprile per la sindrome Covid-19 (connessa al coronavirus che ha creato la pandemia). La dichiarazione di Trump, circolata tramite un video Whatsapp, non è nuova. Fin da quando ha annunciato, a maggio 2018, il ritiro unilaterale dall’accordo per il congelamento del programma nucleare iraniano Jcpoa del 2015, il presidente americano ha sempre detto di voler riscrivere una nuova intesa. Persino dopo che, a gennaio, i due Paesi sono arrivati al confronto militare quando gli Stati Uniti hanno eliminato in Iraq il potente generale iraniano Qassem Soleimani (considerato una sorta di numero due del regime teocratico), e la Repubblica islamica ha risposto colpendo i militari americani in un paio di basi irachene.
Le distanze permangono, un nuovo accordo sembra impossibile per il momento, ma come Trump suggerisce dopo le elezioni potrebbe anche arrivare (e sia che allo Studio Ovale resti il repubblicano, sia che si insedi il democratico Joe Biden, vicepresidente dell’amministrazione Obama che ha creato il Jcpoa). La situazione l’ha fotografata il Cnas, in un report che Gabriele Carrer ha raccontato su queste colonne: l’Iran ha bisogno di uscire dall’isolamento e tornare a negoziati, che includano anche gli Stati Uniti, nel 2021. D’altronde potrebbero essere proprio Washington a cercare una sorta di riaggancio con Teheran per evitare che si sposti completamente verso la Cina (e la Russia) e finisca per rappresentare il primo segno evidente di vittoria di Pechino in Medio Oriente, come analizzato da Emanuele Rossi sempre su Formiche.net.
Val la pena ricordare che l’annuncio del presidente americano arriva in un momento particolare. Gli Stati Uniti si stanno infatti portando avanti con il lavoro in vista della scadenza di ottobre, quando l’Iran potrebbe vedersi riaperto l’embargo sulle armi che il Jcpoa aveva messo in freezer. L’amministrazione Trump, al di là degli slanci del presidente o forse contemporaneamente a essi (una sorta di bastone e carota), sta pianificando di presentare una risoluzione alle Nazioni Unite per estendere l’embargo contro l’Iran. Mossa che molto probabilmente fallirà – anche se trova già l’appoggio dei paesi del Golfo – perché potrebbe essere soggetta al veto sino-russo in Consiglio di Sicurezza. Il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha già annunciato che se questo sforzo onusiano fallirà, allora gli Usa riporteranno in piedi l’intero sistema sanzionatorio precedente al 2015 (già semi-operativo del tutto), distruggendo definitivamente il Jcpoa.