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Trump o Biden? Così la Difesa americana (non) cambierà

Che si tratti della rielezione di Donald Trump o dell’ascesa di Joe Biden, sia repubblicani che democratici sembrano concordare su una questione: la competizione tra le grandi potenze è tornata e gli Stati Uniti devono essere pronti a mantenere il vantaggio. È quanto emerge dalla conferenza organizzata dall’Atlantic Council e che ha visto la partecipazione del rappresentante repubblicano dell’Oklahoma al Congresso Micheal Turner e di Michèle Flournoy, ex vicesegretario alla Difesa dell’ultima presidenza Obama e ritenuta tra i favoriti alla guida del Pentagono in caso di vittoria democratica.

UNA RINNOVATA COMPETIZIONE INTERNAZIONALE

Sollecitati dalle domande di Barry Pavel, Senior vice president and Director dello Scowcroft center for strategy and security, i due politici statunitensi hanno delineato il loro pensiero riguardo la postura strategica che lo stato dovrebbe tenere per affrontare in modo adeguato la rinnovata competizione globale. Turner e Flournoy hanno riconosciuto la Cina e la Russia come i principali avversari degli Usa nell’arena internazionale e la necessità di dimostrare la prontezza e la risolutezza della difesa americana, seppur da due prospettive diverse: se Turner ha affermato che “bisogna modernizzare la struttura nucleare statunitense, sviluppare nuovi sistemi di lancio e aumentare la mobilità delle nostre forze armate”, Flournoy ha sostenuto che bisogna rispondere alla propaganda cinese e russa “dimostrando che non siamo in declino ma che siamo pronti a difendere noi e nostri alleati”. “Gli Stati Uniti – ha aggiunto – devono usare tutti gli strumenti di potere ed essere più forti diplomaticamente”. Una posizione forte che non deve escludere il dialogo con i competitor internazionali, come hanno tenuto a precisare i due.

BUDGET E CONGRESSO

Similmente alla questione della competizione tra le potenze, i due si sono detti d’accordo riguardo l’importanza dell’innovazione tecnologica, e la ricerca nel suo complesso come sostenuto da Turner, per il mantenimento del vantaggio militare statunitense. “L’innovazione tecnologica richiede una propensione del rischio maggiore da parte delle istituzioni e una collaborazione più stretta tra Pentagono e Congresso”, ha affermato l’ex vicesegretario. “Ci sono troppe ristrettezze sull’utilizzo dei fondi – ha aggiunto – serve una maggiore agilità nel loro utilizzo così da modificare gli investimenti quando serve”.

IL RUOLO DEI PRIVATI E LO SVILUPPO DEL CAPITALE UMANO

Collegata alla questione del budget, l’onorevole repubblicano ha supportato con forza l’ingresso dei privati nel settore della difesa e l’instaurazione di un nuovo rapporto tra dipartimento della Difesa, Congresso e industria. A ciò si è aggiunto l’invito della rappresentate democratica a sviluppare il capitale umano quale strumento fondamentale attraverso cui mantenere il vantaggio tecnologico rispetto agli avversari: anche in questo caso, una più stretta collaborazione con il settore privato è stata considerata come un ottimo mezzo per il raggiungimento dell’obiettivo.

LA MINACCIA PEGGIORE

Invitati a elencare la minaccia peggiore che gli Stati Uniti dovranno affrontare nei prossimi anni, i politici hanno dato, diversamente da quanto fatto durante il dibattito, due risposte molto diverse tra loro. Se l’onorevole repubblicano si è concentrato maggiormente sul tema cyber e su tutto quello che ciò comporta (difficoltà di attribuzione ed entità dell’attacco, furto della proprietà intellettuale, pervasività dello strumento), la possibile candidata alla guida del Pentagono ha sottolineato la questione razziale e di genere all’interno delle forze armate, soprattutto riguardo alle posizioni di comando più importanti.


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