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Per il Vaticano ogni ripresa passa dalla fratellanza umana. L’analisi di Cristiano

Si avvicinano i giorni dell’assemblea generale delle Nazioni Unite e in Vaticano torna d’attualità il Documento sulla fratellanza umana firmato da Francesco ad Abu Dhabi nel febbraio del 2019 e chiaramente collegato non solo ai più importanti testi conciliari, come la Dichiarazione Nostra Aetate, ma anche alla Pacem in Terris, la più famosa enciclica di Giovanni XXIII, quella nella quale per la prima volta il vescovo di Roma si è rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, consentendo a Francesco di arrivare a rivolgersi a tutti gli uomini che abitano questa terra nella sua enciclica Laudato si’. Non a caso in vista dell’importante appuntamento al Palazzo di Vetro di New York  la Santa Sede davanti al disordine mondiale punta sulla parola “fratellanza”.

Questo si evince dall’intervista concessa dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, a Carlo Di Cicco, ex vice-direttore dell’Osservatore Romano e pubblicata sul sito ripartelitalia.

La qualità dell’intervistatore assicura l’importanza del breve testo che premette alla proposizione delle risposte avute dal segretario di Stato Vaticano. Diviene così importantissimo capire perché in questo breve prologo Di Cicco abbia scelto di ricordare che Parolin durante il colloquio ha fatto ricordo alla  parola africana “ubuntu”, cioè “benevolenza verso il prossimo” in lingua bantu. E aggiunge: “Io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”. Di più, nella breve introduzione all’intervista Di Cicco sottolinea che il cardinale Parolin, Segretario di Stato Vaticano, “tesse la tela dell’intesa tra popoli basandola sulla profezia della fraternità universale di Francesco”. Nessuno può farcela da solo, scrive Di Cicco commentando Parolin e quindi appare chiaro che il tema forte sia la fratellanza, la citata “profezia della fraternità universale di Francesco”. Qui per “Francesco” si intende San Francesco e i suoi “frati minori”, senza alcun priore, come è scritto nella non bollata regola francescana.

Il discorso si fa globale o internazionale in un altro passaggio delle affermazioni del cardinale Parolin: “Quando dominava la logica della dissuasione nucleare, San Giovanni XXIII nella Pacem in Terris sottolineò l’interdipendenza tra le comunità politiche: nessuna comunità politica oggi è in grado di perseguire i suoi interessi e di svilupparsi chiudendosi in se stessa”. E Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ sottolinea: “L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, a un progetto comune”. Il testo prosegue citando la Sollecitudo rei socialis di Giovanni Paolo II e il suo richiamo all’interdipendenza, rafforzando l’evidenza che il riferimento alla Pacem in Terris e all’interdipendenza costituisce una bussola. Parolin infatti proseguendo afferma: “Anziché favorire la cooperazione per il bene comune universale, vediamo sempre più ergersi muri intorno a noi, esaltare frontiere come garanzie di sicurezza e praticare sistematiche violazioni del diritto, mantenendo una situazione di conflitto globale permanente”.

Il segretario di Stato Vaticano fa poi esplicito riferimento all’economia e all’imminente incontro The Economy of Francesco: “Oggi è quanto mai urgente una creatività coraggiosa, perché la crisi drammatica della pandemia non si risolva in una terribile tragedia, ma apra spazi per la conversione umana ed ecologica di cui l’umanità ha bisogno. Nel Messaggio Economy of Francesco per l’incontro di Assisi il Papa chiama a raccolta giovani economisti e imprenditori, per ‘fare un “patto’ per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”.

Non può non colpire poi che alla vigilia dell’assemblea generale dell’Onu il segretario di Stato vaticano citi per esteso questo passo del videomessaggio inviato da Francesco al segretario generale dell’Onu nel 2019: “ La fiducia nel dialogo fra le persone e fra le nazioni, nel multilateralismo, nel ruolo delle organizzazioni i internazionali, nella diplomazia come strumento per la comprensione e l’intesa, è indispensabile per costruire un mondo pacifico. Riconosciamoci membri di un’unica umanità, e prendiamoci cura della nostra terra, che, generazione dopo generazione, ci è stato affidata da Dio in custodia perché la coltiviamo e la lasciamo in eredità ai nostri figli”.

Dunque non può che tornare alla mente il Documento sulla Fratellanza Umana firmato da Francesco ad Abu Dhabi, autentica pietra miliare per la Chiesa nel terzo millennio, che in certo senso ha il suo atto fondante proprio nell’enciclica giovannea, quando per la prima volta si parlò di diritti umani e ci rivolse a tutti gli uomini di buona volontà. Francesco ha saputo estendere questo indirizzo a tutti gli uomini che abitano questa terra. A loro il documento sulla fratellanza umana dice: “ Il rapporto tra Occidente e Oriente è un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture. L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale. È importante prestare attenzione alle differenze religiose, culturali e storiche che sono una componente essenziale nella formazione della personalità, della cultura e della civiltà orientale; ed è importante consolidare i diritti umani generali e comuni, per contribuire a garantire una vita dignitosa per tutti gli uomini in Oriente e in Occidente, evitando l’uso della politica della doppia misura”. È la fratellanza il tema con cui affrontare le sfide poste dalla pandemia e dai conflitti che si acuiscono.

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