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Virus e immigrazione, il veleno che divide la politica italiana. Il punto di Vespa

Nello Musumeci ha messo i piedi nel piatto e tutti si sono accorti ufficialmente che la Sicilia è in un perenne stato di raemergenza per le preoccupazioni legate alla pandemia più che alla normale gestione del fenomeno migratorio.

Il presidente siciliano intima al governo lo sgombero di tutti i migranti, sa che non ne ha i poteri, minaccia il ricorso alla magistratura, poi fa verificare le condizioni igienico-sanitarie di tutte le strutture che ospitano le persone arrivate nelle scorse settimane.

Le dichiarazioni di Musumeci ai tg sono sembrate più dialoganti delle parole di fuoco usate in una conferenza stampa, così come nel comunicato del ministero dell’Interno (prima nota ufficiale dopo la reazione a caldo affidata informalmente a fonti del Viminale) i toni sono morbidi: si ricorda la necessità di una “proficua collaborazione tra i diversi livelli di governo” per gestire l’immigrazione, l’obbligo del tampone dall’inizio di agosto a cura della Croce rossa e una “leale collaborazione” che oggi è “più che mai indispensabile”.

Il Viminale ha ragione a dire che la competenza dell’immigrazione non è della Regione e Musumeci ha ragione a pretendere una soluzione efficace a un’emergenza tale che fa ipotizzare tendopoli che lui ha ribattezzato lager. I numeri del Viminale sono questi: da luglio 3.500 migranti sono stati ricollocati dalla Sicilia nelle altre regioni; dalla fine del blocco totale in Europa sono stati ricollocati in tutto 141 richiedenti asilo, gli ultimi 58 in Germania il 6 agosto, in base agli accordi di Malta; al 21 agosto sono arrivati 17.264 migranti rispetto ai 4.664 dell’anno scorso. Nonostante gli incontri delle scorse settimane, anche a livello europeo, la pandemia frena ulteriormente i ricollocamenti.

Tra maggio e luglio la Guardia costiera ha bloccato per motivi amministrativi e di sicurezza quattro navi di ong: le tedesche Alan Kurdi e Sea Watch 3, la spagnola Aita Mari e la norvegese Ocean Viking. Le migliaia di migranti sono arrivate sulle nostre coste su barchini o, come nel caso della Calabria, perfino in barca a vela. La Sea Watch 4, però, in due giorni ha raccolto 200 persone al largo della Libia in tre diversi salvataggi, è probabile che presto sarà nelle acque italiane e Matteo Salvini ne approfitta per chiedere notizie al governo sui ricollocamenti.

Se le voci che arrivano dalla Tunisia sono attendibili, nel giro di pochi giorni potrebbe nascere il nuovo governo che consentirebbe un aumento dei rimpatri dagli attuali 80 settimanali, così come concordato con i ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio: su questo punto non potranno esserci sconti perché sono oltre 7mila i tunisini arrivati finora mentre per i quasi 2.500 bengalesi, al secondo posto come nazionalità, c’è poco da fare perché il Bangladesh non vuole riaccoglierli.

I numeri più recenti indicano 58 nuovi migranti positivi al Covid a Lampedusa dove la nave quarantena Aurelia imbarcherà appena possibile alcune centinaia di ospiti dell’hotspot, dando priorità appunto ai positivi.

Nello stesso tempo, a Trapani la nave quarantena Azzurra ha sbarcato 602 migranti, tutti negativi, che ora andranno sistemati in varie strutture. Anche se ufficialmente lo si nega, l’imbarazzo dell’esecutivo sta nel ricollocare migranti in regioni dove a settembre si voterà per le amministrative oltre che in centri minori dove il virus ha creato pochi problemi. Negli ultimi giorni le cattive condizioni del mare stanno rallentando gli arrivi, ma la bella stagione durerà ancora a lungo e non sarà possibile gestire questi problemi quasi sottacendoli.



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