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A Difesa di Minsk. Il braccio teso di Putin a Lukashenko

Si stringe ancora di più l’abbraccio tra Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko. Questo mercoledì è a Minsk il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu per un incontro con esponenti del contestato governo bielorusso che vuole rafforzare “la cooperazione e l’integrazione” in campo militare tra i due Paesi. La visita di Shoigu segue di due giorni l’incontro a Sochi tra Putin e Lukashenko, condita dall’avvio delle esercitazioni militari congiunte della Fratellanza slava, ormai appuntamenti annuali dal 2015 che coinvolgono Russia, Bielorussia a Serbia (che quest’anno però si è defilata). Nel frattempo però, Mosca e Minsk incassano le parole della numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen: “L’Unione europea è con il popolo della Bielorussia”.

TRA COOPERAZIONE…

Nonostante le rassicurazioni su esercitazioni pianificate da tempo e sul rientro dei russi in Patria al termine delle manovre (il prossimo 25 settembre), era stato lo stesso Putin a spiegare l’ambizione di un potenziamento della cooperazione militare: “Dobbiamo continuare a lavorare insieme nel settore della difesa”. E così Shoigu è arrivato oggi a Minsk, a confermare le parole del presidente e dare un chiaro segnale all’Occidente. D’altra parte, è lo stesso ministero della Difesa russo a spiegare che l’obiettivo della visita è “discutere una serie di iniziative da avviare per il rafforzamento della stabilità e della sicurezza a livello regionale”. Oltre ai preparativi per il 75esimo anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale, “è in programma anche la firma di una serie di documenti tesi a rafforzare la cooperazione e l’integrazione in ambito militare”, ha spiegato la portavoce del ministro russo Rossijana Markovskaja.

…E INTEGRAZIONE

Non solo cooperazione dunque, ma anche “integrazione”, termine che lascia presagire l’incremento di iniziative comuni a livello di esercitazioni, la spinta a una maggiore collaborazione industriale e la promozione di attività per la vendita di nuovi assetti dalla Russia. La Bielorussia si colloca al 53esimo posto (su 136 Paesi) nella classifica di Globalfirepower.com dedicata alla forza militare. I sistemi d’arma sono tutti di derivazione sovietica e di più recente acquisizione dall’imponente alleato. Secondo l’autorevole istituto svedese Sipri, tra il 2015 e il 2019 il 98% dell’import militare bielorusso arriva dalla Russia. Il Paese è comunque attivo anche nell’export, spesso rivendendo sistemi comprati da Mosca; prima destinazione è il Vietnam, seguito da Sudan e Serbia. Sempre Sipri, notava di recente come le forze libiche di Khalifa Haftar (opposte al Governo di accordo nazionale di Fayez al Serraj) abbiano ricevuto elicotteri da combattimento dalla Bielorussia via Emirati Arabi.

L’APPOGGIO DI PUTIN

Oltre i mercati, il rafforzamento della cooperazione militare con la Russia serve a Lukashenko per rafforzare l’immagine di uomo forte di fronte alla proteste interne sul voto del 9 agosto e alle pressioni occidentali. Già il mese scorso, con diversi contatti telefonici, Putin aveva promesso appoggio rispolverando i riferimenti all’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Csto). Creata nel 1992 per le Repubbliche ex-sovietiche, l’organizzazione ha il suo pivot in Mosca e si basa su una clausola di difesa collettiva simile a quella prevista dall’articolo 5 del trattato nord atlantico per la Nato. Due giorni fa, a Sochi, a tutto questo si sono aggiunti un aiuto economico da 1,5 miliardi di dollari e la promessa che la Bielorussia (“il nostro più stretto alleato”, diceva Putin) sarà il primo Paese a ricevere il vaccino russo.

La visita odierna di Shoigu ne da seguito, mostrando la concretezza delle promesse di rafforzamento dell’intesa militare. Tra pochi giorni, partiranno nel Caucaso le massicce manovre di Kavkaz-2020, la maggior esercitazione russa dell’anno. Vi prenderanno parte (stando all’agenda del ministero della Difesa russa) anche militari della Bielorussia.

LA STOCCATA DELLA VON DER LEYEN

Mercoledì mattina però a Putin è arrivata la stoccata della presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen (la Germania è stata alla testa della reazione Ue contro la repressione di Lukashenko). “I bielorussi non devono diventare lo scacchiere di qualcun altro”, ha detto nel suo discorso all’EuroParlamento sullo stato dell’Unione. “Voglio dirlo chiaramente – ha aggiunto – l’Ue è con il popolo della Bielorussia; siamo commossi dal coraggio della gente di Minsk; dalle misure prese contro donne e uomini cui non è concesso di essere liberi; la reazione del governo è inaccettabile, il popolo bielorusso deve essere libero di decidere il proprio futuro”.

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