L’amministrazione Trump insiste con la strategia della massima pressione per costringere l’Iran a cedere e tornare al tavolo dei negoziati nucleari con preteste più basse: decise nuove sanzioni.
Pochi giorni fa, come raccontato da Formiche.net, Washington ne aveva imposte su Teheran (e sul Venezuela di Nicolás Maduro) alla luce della corsa agli armamenti da parte della Repubblica islamica (senza dimenticare il meccanismo snapback per l’embargo Onu) Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ieri (nella giornata in cui la diplomazia statunitense ha ufficializzato il suo viaggio della prossima settimana in Grecia, Italia, Vaticano e Croazia) ha accusato il regime iraniano di continuare “a sovvertire il suo sistema giudiziario per alimentare la paura e la repressione” e ha annunciato nuove restrizioni contro diversi funzionari ed enti iraniani per gravi violazioni dei diritti umani.
IL CASO AFKARI
Il giudice Seyyed Mahmoud Sadati, il giudice Mohammad Soltani, il ramo uno della Corte rivoluzionaria di Shiraz, e le prigioni di Adelabad, Orumiyeh e Vakilabad “sono responsabili di alcune gravi violazioni dei diritti umani” tra cui torture e detenzioni arbitrare di dissidenti e minoranze religiose, si legge nella nota del dipartimento di Stato. Washington ha inoltre sanzionato il giudice Mohammad Soltani del sistema del tribunale rivoluzionario iraniano, nonché la prigione di Vakilabad a Mashhhad e la prigione di Orumiyeh nella città di Orumiyeh, con le medesime accuse. “Le azioni intraprese oggi dagli Stati Uniti espongono i tribunali rivoluzionari iraniani e i loro giudici per quello che sono realmente: strumenti volti a far rispettare la brutale ideologia del regime iraniano e a reprimere il dissenso”, si legge nel comunicato.
Il giudice Sadati e il ramo uno della Corte rivoluzionaria di Shiraz sono finiti nel mirino degli Stati Uniti dopo il caso del wrestler Navid Afkari, impiccato due settimane fa a Shiraz nonostante una massiccia mobilitazione internazionale (dal presidente Donald Trump al Cio passando per Amnesty International) visti i dubbi sui capi d’accusa.
L’IRAN E L’ITALIA
Pochi giorni dopo l’esecuzione di Afkari il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif era atteso in un tour europeo che avrebbe dovuto toccare anche l’Italia. Il viaggio è stato rinviato, come spiegato da Formiche.net, ufficialmente per motivi di salute. Ma dopo le proteste tedesche per l’impiccagione del wrestler probabilmente a Teheran si saranno convinti dell’opportunità di rinviare la visita.
Quello iraniano sarà uno dei temi al centro della visita in Italia di Pompeo, atteso a Roma martedì. Come notato su queste pagine alcuni giorni fa, “da sempre l’Italia è un interlocutore chiave di Teheran, con cui vanta rapporti commerciali non trascurabili. Gli Stati Uniti però chiedono anche qui una chiara presa posizione di campo. L’annuncio delle sanzioni secondarie americane contro chi fa affari con l’Iran, dopo che l’Onu ha detto no a un rinnovo dell’embargo, suona come un avvertimento netto”. Senza dimenticare l’allarme lanciato dal dipartimento di Stato la settimana scorsa sulle attività di Hezbollah nel nostro Paese. Ma secondo Nicola Pedde, presidente dell’Institute for global studies, il segretario di Stato americano rischia di ripartire da Roma con un magro bottino: intervistato da Formiche.net l’esperto ha spiegato che né la richiesta di reintrodurre sanzioni né quella di inserire Hezbollah in una lista internazionale di terrorismo verranno accolte dal nostro governo.