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Libia, perché (e come) Bashagha è stato re-integrato

Una fonte dal governo onusiano di Tripoli spiega in via riservata e anonima a Formiche.net i contorni della re-integrazione del ministro degli Interni, Fathi Bashagha, sospeso per alcuni giorni la scorsa settimana e riammesso in servizio giovedì. Un episodio che ha mostrato in modo esplicito che l’esecutivo noto internazionalmente con l’acronimo inglese Gna (Governament of national agreement) nasconde problematiche di natura politica interna su cui pesano – come su tutto in Libia – dinamiche esercitate dagli attori esterni.

“Bashagha esce ridimensionato dalla vicenda”, spiega la fonte: l’accusa contro di lui era stata quella di non aver gestito bene le proteste anti-governative delle scorse settimane, quando i cittadini se la prendevano con il Gna per il deterioramento delle condizioni di vita nel Paese. Sotto traccia Bashagha veniva accusato di aver lasciato spazio ad alcune milizie che avevano reagito violentemente, e aver in qualche modo fomentato le proteste perché rappresentavano una critica aspra al governo guidato da Fayez al Serraj, con cui il ministro concorreva per il potere in Tripolitania.

Tra gli aspetti che indeboliscono politicamente Bashagha c’è stata la pubblica accusa, rimbalzata sui media internazionali, tanto quanto la limitazione decisa da Serraj, fa notare la fonte, attraverso due passaggi tecnici. Il primo, la nomina del ministro della Difesa, Salah Eddine al-Namrush, e del nuovo capo delle forze armate, Mohammad Ali al-Haddad, due figure che bypassano un ruolo che finora Bashagha aveva ricoperto e controllato in via informale.

Dall’Interno, infatti, il politico di Misurata “allungava l’azione politica anche sulla Difesa, ma ora questo non sarà più possibile, e Bashaga si trova il compito di fare il ministro con l’obiettivo arduo dell’integrazione della milizie” in un sistema normalizzato e regolarizzato.

Le ragioni sono due, spiega la fonte. Primo, Namrush è molto vicino alla Turchia, e in questo scavalca – nel dicastero strategico della Difesa – una posizione occupata da Bashagha, che ha rapporti con Ankara ottimali (vi è stato in visita anche durante i giorni della sospensione), ma che ora non è l’unico più diretto interlocutore nel Gna. Secondo, il nuovo capo di stato maggiore Haddad è misuratino come Bashagha e ha relazioni profonde con le milizie della città-Stato (come viene definita) che ha da sempre offerto sostegno politico e militare al Gna.

E se non bastasse, il ruolo sempre più prominente del vicepremier, Ahmed Maiteeg, misuratino anche lui, a cui Serraj vuole affidare il ruolo di guida della holding che gestisce la gran parte delle società statali libiche (asset per 9 miliardi di dollari), marginalizza ancora di più Bashaga sotto il profilo politico.

Secondo la fonte libica, il ministro degli Interni ha dovuto “accettare di non andare contro Serraj prima di essere re-integrato” e di non “infastidire troppo le milizie di Tripoli”. Secondo alcune indiscrezioni fornite dal comandante delle forze di artiglieria della città di Misurata, il colonnello Faraj Khalil, la moto-bomba esplosa giorni fa a Tripoli – mentre era in visita in città il ministro degli Esteri italiano – era stata lanciata da un miliziano della Nawasi, una milizia che ha posizioni molto critiche nei confronti di Bashagha. L’attentato, dunque, aveva lui come obiettivo, e l’attentatore era stato visto aggirarsi attorno alla residenza del ministro. Molto più di un messaggio.

Nel ridimensionamento, un ruolo dall’esterno è stato giocato da diversi interlocutori. La richiesta di Ankara (come di Washington e a quanto pare anche di Roma) è stata quella di evitare di mostrare eccessive debolezze. Un Gna senza Bashagha avrebbe aperto a una specie di martirizzazione dell’escluso, che a quel punto avrebbe prodotto una faida interna – perché Bashagha mantiene comunque una buona presa su alcuni gruppi armati a lui fedeli (gli stessi che giovedì hanno minacciosamente accerchiato la sede del suo ministero mentre veniva sottoposto a una deposizione pubblica). Una situazione che avrebbe mostrato il fianco alle forze ribelli che si oppongono al Gna e che ancora non hanno del tutto deposto le armi.

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