Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Casaleggio, Di Maio e la farsa del rimpasto. La radiografia di Pombeni

“In un partito non ci possono essere due capi”. Parola di chi i partiti li conosce e li studia da una vita. Paolo Pombeni, politologo, professore emerito dell’Università di Bologna, sa bene che la messa in mora di Davide Casaleggio ai deputati del Movimento Cinque Stelle rei di non aver versato la quota mensile all’associazione Rousseau è molto più di un semplice litigio domestico.

Pombeni, adesso che succede?

Può succedere di tutto. Casaleggio sta perdendo il controllo del Movimento. La creatura di suo padre ha conquistato una sua indipendenza. E lui non ha il carisma né la visione dei fondatori.

Una società privata coordina la più grande forza politica in Parlamento. Era un’utopia?

Non lo sarebbe diventata, se Casaleggio non avesse voluto farne un sistema. È nato come un esperimento quasi casuale: Casaleggio padre aveva questa società, Grillo era un comico. Piaccia o no, due visionari. Lui ha scelto di brevettare la formula, non ha funzionato.

Perché?

Il divorzio era inevitabile, non puoi stare con un piede dentro e uno fuori. O meglio, puoi, se vanti un ruolo da padre nobile. Come Grillo, che ha il carisma del fondatore e, passatemi un paragone azzardato, sta al Movimento come D’Annunzio stava a Mussolini, o come Suflov all’Urss.

Però Grillo ha difeso Casaleggio e la piattaforma Rousseau.

Più che una persona, ha difeso una storia. Grillo ha preso coscienza della transizione del Movimento in partito, ma vuole che sia morbida, e salvarne l’immagine della sua creatura.

Ci sta riuscendo?

Sicuramente riesce a rimanere in equilibrio, e tanto gli basta. È molto abile a indovinare i tempi, accarezza gli equilibri interni al Movimento solo quando si sono già determinati. E punta tutto su Luigi Di Maio.

Di Maio è d’accordo?

Credo proprio di sì. È cambiato molto, quest’anno. Succede: quando fai politica 24 ore al giorno impari i riti, il galateo, le strategie. Smetti di essere un libero battitore e inizi a dettare le regole.

Torniamo a Casaleggio. Se lo immagina alla guida di un altro Movimento, magari con Di Battista, o è fantapolitica?

Possono anche provarci, non è escluso che lo facciano. Ma la storia delle scissioni insegna che chi primo inizia, per primo finisce. Rimangono delle piccole monadi, niente di più.

Nel Movimento c’è maretta per la presunta alleanza organica con il Pd. Eppure, su sette regioni, è naufragata in sei.

Non ha funzionato perché il Movimento, oggi, è un grumo di professionisti della politica senza radicamento sul territorio, un partito-celluloide. Si stanno trasformando nei girotondi di vent’anni fa o nelle Sardine. Se non si trasformano in organizzazioni presenti nelle regioni e nei comuni, si sciolgono come neve al sole.

Orlando dice che serve un tagliando, altri parlano di rimpasto. Lei che la politica la conosce, come legge queste frecciatine?

Possono avere significati diversi. O il governo attuale non soddisfa più i dem o si apre una fase, come dicono i francesi, di rappezzamento. Che è difficile, perché gli elementi da sostituire sono per definizione quelli che non si possono togliere. Oppure ancora, il governo è arrivato a fine corsa. Ma questo lo escludo.

Il Quirinale blinderà la maggioranza fino a fine legislatura?

Di certo la blinda per i prossimi mesi, per un motivo molto semplice: nessuno si presenta a una trattativa da 209 miliardi di euro con Bruxelles con un governo di transizione pre-elettorale. O si trova una maggioranza alternativa, e non c’è, o questo governo, scassato, va avanti. A meno che…

Cosa?

A meno che le opposizioni non cambino registro. La Lega, desalvinizzandosi, capisce che è suo interesse un governo di solidarietà nazionale. Che 209 miliardi, senza una soluzione di questo tipo, rischiano di finire fagocitati dalle burocrazie ministeriali. Ma forse qui siamo davvero nella fantapolitica.

×

Iscriviti alla newsletter