Domenica col presidente. È di oggi la notizia che il premier Giuseppe Conte, sarà ospite nella trasmissione di Rai Uno “Domenica In” dopodomani per rivolgere un messaggio alla nazione. Di per sé, non farebbe neppure notizia. Dopo lo sdoganamento televisivo del primo ministro a reti unificate non ci sarebbe da stupirsi. Se non fosse che domenica saremo a esattamente una settimana dal voto sul Referendum Costituzionale (per tutti) e per le Regionali (in alcune regioni).
Tra i primissimi a indignarsi per questa “ospitata” televisiva è la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. “Benvenuti in Corea – scrive Meloni – il nostro partito presenterà immediatamente una interrogazione parlamentare in Commissione Vigilanza Rai e un esposto all’Agcom per denunciare questo utilizzo scandaloso del servizio pubblico”.
A ridimensionare parzialmente l’indignazione della leader di Fratelli d’Italia “pur mettendo in seria discussione la scelta del premier” è in questa intervista a Formiche.net Michele Anzaldi, esponente di Italia Viva e segretario generale della commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. “Non sono d’accordo con quanto affermato da Meloni in merito alla partecipazione di Conte alla trasmissione televisiva domenicale su Rai 1 – dice a chiare lettere Anzaldi – anche perché se proprio di comunicazione da Corea del Nord c’è stata da parte dell’esecutivo, c’è stata nei mesi di lockdown”.
Periodo nel quale “si sono calpestate – dice Anzaldi – le regole più basilari del pluralismo, dell’informazione e del giornalismo. Peraltro queste pagine oscure per la comunicazione istituzionale sono state vissute dalla Nazione quando non si poteva essenzialmente fare altro che guardare la televisione per essere informati. E quindi con ascolti da capogiro”.
Quindi il deputato renziano derubrica la comparsata domenicale di Giuseppi a “episodio sconveniente” ma che non implicherà “alcuna violazione di par condicio”. Non solo. Dopo mesi di iper esposizione mediatica “è possibile che Conte non comunichi in maniera efficace e quindi non ottenga quello che vorrebbe”.
Al di là delle previsioni sull’esito delle elezioni regionali che oggettivamente si fa quanto mai fatica a prevedere, le proiezioni sul referendum “ahimé sono più chiare”. “Recentemente – continua il deputato – anche attraverso i miei canali social ho elencato tutti coloro che si sono esposti per sostenere le ragioni del No. Purtroppo però, intellettuali, giuristi e giornalisti lo hanno fatto in maniera davvero fallimentare e quindi poco convincente”.
Anzaldi intravede quindi il rischio di “un trionfo populista e qualunquista. Ho la ragionevole convinzione che le persone, più che mai questa volta, stiano andando a votare senza conoscere il tema vero del quesito che invece è importantissimo”. L’ipotesi però che “Conte possa mettere il cappello su una riforma di questo tipo – osserva l’esponente di Iv – mi pare quantomeno bizzarra. Il premier, anche nel corso della trasmissione televisiva, si limiterà a fare il premier”. E comunque, puntualizza, “se il centrodestra ha dei problemi chiamasse i consiglieri di riferimento oppure il presidente. Tanto ormai è evidente che la Rai sia a trazione centrodestra”.