Mentre si fa alta la marea del governo Conte, tra veleni nella maggioranza, Mes, e un referendum che si preannuncia meno scontato del previsto, il premier trova rifugio, per una mattinata, sulla “barca di Pietro”. A Palazzo Borromeo, storica sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, va in scena un faccia a faccia con il segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, alla presenza dell’ambasciatore italiano Pietro Sebastiani.
L’occasione è il quarantacinquesimo anniversario dalla Conferenza di Helsinki, il consesso internazionale che sancì per la prima volta il peso della Santa Sede nel concerto delle nazioni. A ricordarlo un convegno che ha richiamato la figura del cardinale Achille Silvestrini e la “Östpolitik” vaticana.
Lì, sotto le volte che un tempo vedevano passeggiare il cardinale santo Carlo Borromeo, Conte si è intrattenuto per un breve confronto con il capo della diplomazia vaticana. Non una semplice formalità. Silvestrini infatti è stato ed è ancora una figura di riferimento per entrambi. Gigante della diplomazia vaticana, ha lavorato a lungo da monsignore e poi arcivescovo al fianco di Parolin in tanti appuntamenti cruciali per la politica estera di San Pietro, a partire proprio dalla storica conferenza di Helsinki.
Per Conte è stato più di un mentore. A Silvestrini si deve infatti la fortuna di quella Villa Nazareth che ha visto formarsi trent’anni fa un giovane studente pugliese di Volturara Appula. E a lui si deve buona parte delle entrature ecclesiastiche che hanno permesso a Conte, nei suoi lunghi anni all’interno del Cda del collegio universitario, di tessere una rete rafforzata una volta al governo. Fu triste presagio la morte del cardinale proprio il giorno del re-insediamento di Conte a Palazzo Chigi, per dar vita al governo rossogiallo, un anno fa.
In conferenza stampa Parolin svela l’impegno comune con il governo italiano per gli aiuti in Libano, e preannuncia che il rinnovo dell’accordo fra Santa Sede e governo cinese è vicino. Poi un passaggio sul referendum per il taglio dei parlamentari. Con la solita prudenza del diplomatico, il segretario di Stato si limita a dire che la consultazione “è un’espressione di democrazia” e fa suo l’appello di “andare a votare”.
Parole che non sorprendono per chi conosce il cardinale, uomo di Stato che è solito soppesare le sue uscite pubbliche. Certo, se non si tratta di aperto endorsement, l’invito a presentarsi alle urne può servire come un assist indiretto al governo rossogiallo. Dopotutto il Sì al taglio (bandiera dei Cinque Stelle, compromesso mal digerito dal Pd di Nicola Zingaretti) è diventato l’asse portante della maggioranza ed è stato ufficialmente abbracciato da Conte. Va da sé che maggiore partecipazione significa più legittimità politica di un’iniziativa da cui dipendono molti degli equilibri di governo.
La conferenza stampa a margine sull’impegno comune fra le due sponde del Tevere in politica estera segue di soli pochi giorni le consultazioni tenute alla Farnesina dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il segretario per i rapporti con gli Stati del Vaticano Paul Richard Gallagher. Anche qui, all’ombra dei sacri palazzi, si gioca la concorrenza in casa giallorossa…