Che cosa lega la sfera di influenza e di azione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan a Isis, Qatar, Fratelli Musulmani e petrolio libico? Quale il comune denominatore di strategie e posture, in un momento complicatissimo nello scacchiere mediterraneo? Un paper fuoriuscito dai servizi turchi mette in luce le interconnessioni del padre-padrone del Bosforo con una serie di soggetti e gruppi. Emerge non solo la presunta ricattabilità del sultano, ma una sorta di cartina di tornasole delle sue iniziative.
COSA DICE IL PAPER
Il documento di 19 pagine è una versione tradotta di un rapporto redatto da un agente straniero sulle vulnerabilità in Turchia prima delle elezioni del 2015. Il rapporto include anche i risultati sui legami del presidente turco Recep Tayyip Erdogan con reti jihadiste, come lo Stato islamico in Iraq e Siria e il commercio di petrolio della sua famiglia con quel gruppo, così come con la Libia e il Kurdistan iracheno. Il rapporto, pubblicato dal Nordic Monitor, è anche indicativo di come il governo turco “disinforma, diffonde bugie, diffonde cospirazioni e usa i media per disinformare il pubblico, creando false storie e manipolando l’opinione pubblica”.
QUI ANKARA
Secondo il paper, il Mit (il servizio segreto turco) avrebbe inoltrato il rapporto, cassandone la firma, a tutti i livelli governativi competenti, come il ministero degli Affari Esteri e lo Stato Maggiore. Una delle copie è stata trovata anche nell’ufficio del tenente Sinan Sürer, che nel 2015 era a capo della “Prima valutazione delle informazioni” presso lo Stato maggiore dell’esercito. I cospiratori non hanno mai detto che il documento apparteneva al Mit e che Sourer era solo uno dei destinatari. E il fatto che il documento “menzionasse anche i legami di Erdogan e della sua famiglia con jihadisti armati, il coinvolgimento nel commercio di petrolio dell’Isis, lo sfruttamento delle esplorazioni petrolifere in Libia e i legami con i Fratelli Musulmani, è stato completamente ignorato”.
RELAZIONI PERICOLOSE
Lo stesso Sourer ha dichiarato pubblicamente alla corte che lo ha interrogato che l’autore del paper era dall’estero, probabilmente un agente impegnato sotto copertura negli Emirati Arabi Uniti, con buone entrature nella tv Al-Jazeera. Aggiungendo che la parte del paper più compromettente, quella che metteva in luce le relazioni di Erdogan con i gruppi jihadisti e della rotta del denaro con il Qatar e la Fratellanza Musulmana, è stata completamente ignorata dalla copertura giornalistica, in quanto esplicitamente invisa al governo turco. Va ricordato che Sourer è stato condannato a 141 ergastoli il 20 giugno dello scorso anno.
GLI EFFETTI
Punto di partenza è la lettura del paper rapportata alla rete di relazioni mediterranee turche: ad esempio il rapporto di Ankara con l’Arabia Saudita, che resta turbolento, anche a causa delle diverse posizioni nei confronti dei Fratelli Musulmani, senza dimenticare l’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi. La vicinanza politica della Turchia ai Fratelli Musulmani complica anche i rapporti con l’Egitto, così come la disputa sulle riserve di gas nel Mediterraneo dove Il Cairo mantiene una ormai costante interlocuzione con Tel Aviv, Nicosia e Atene. Inoltre da quando il Qatar si è dovuto confrontare con il boicottaggio di diversi stati guidati dall’Arabia Saudita nell’estate del 2017, i legami tra Doha e Ankara si sono cementati maggiormente: ancora una volta il comune denominatore è il sostegno ai Fratelli Musulmani.
ALLEATI
Il primo viaggio di Erdogan all’estero dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus è stato a Doha, alla corte dello sceicco Tamin bin Hamad al-Thani: non un caso. Entrambi condividono la stessa agenda regionale su vari paesi-obiettivo come Libia, Yemen, Somalia. Inoltre due settimane fa il presidente turco ha ospitato una delegazione di Hamas proprio alla vigilia della visita in Israele del Segretario di Stato americano Mike Pompeo: presenti il vice capo di Hamas Saleh al-Arouri, il referente di Hamas all’estero Maher Salah, il referente per le religioni arabe Ezzat al-Rihiq e il referente in Turchia Jihad Yaghmor. Secondo quanto riportato dal Telegraph lo scorso 13 agosto, Ankara avrebbe dato la cittadinanza agli agenti anziani di una cellula terroristica di Hamas, proprio al fine di consolidare un’alleanza anche in chiave anti-Israele.
IL RAPPORTO CON L’ISIS
Anche i servizi indiani hanno dedicato spazio ed analisi al rapporto tra Erdogan e l’Isis: la Turchia secondo Nuova Delhi avrebbe sponsorizzato gli affiliati dell’Isis in Siria tramite gli enormi fondi stanziati dal governo di Ankara all’intelligence turca per radicalizzare i musulmani indiani con l’aiuto di predicatori reclutati nel serbatoio dei jihadisti.
Secondo il sito indiano Zeenews, anche i funzionari della sicurezza indiana sarebbero molto preoccupati per le notizie secondo cui Erdogan, nei suoi sforzi per abbattere la leadership saudita del mondo islamico, potrebbe trovare un partner in Pakistan. E cita un funzionario governativo secondo cui “Erdogan ha utilizzato le istituzioni religiose e il terrorismo per promuovere il suo unico programma di rivendicare la leadership della Ummah musulmana. L’istituzione religiosa turca Diyanet ha già fatto una presenza sostanziale in India attraverso le sue attività e ora Erdogan intende sfruttare i terroristi dell’Isis per turbare l’India”.
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