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Hong Kong, perché la Cina (non) ha liberato Joshua Wong

L’attivista pro-democrazia di Hong Kong, Joshua Wong, ha ottenuto la libertà temporanea, previo pagamento di una cauzione, dopo essere stato arrestato (e subito rilasciato) nei giorni scorsi per aver partecipato a una manifestazione contro la leadership locale e la Cina lo scorso anno.

La Eastern Court ha emesso la stessa sentenza (temporanea) anche per un altro attivista, Koo Sze-yiu (74enne, storica voce dei diritti nel paese). A entrambi è stata contestata la presunta partecipazione alla manifestazione vietata a Causeway Bay il 5 ottobre 2019, il giorno in cui è stata adottata la legge anti-maschera – una normativa che impediva ai manifestanti di indossare maschere e mascherine, usate per proteggersi dai lacrimogeni ma anche per non essere riconoscibili dalle autorità.

Manifestazione non autorizzata e uso delle coperture del volto sono contestazioni legali che possono comportare una pena fino a 5 anni, secondo la nuova legge sulla sicurezza nazionale che Pechino ha imposto.

“Le manifestazioni e le assemblee non hanno bisogno del permesso del Partito Comunista Cinese”, ha detto Koo, che come Wong è uno dei volti più noti delle proteste che da oltre un anno tempestano il Porto Profumato, stretto nella morsa della cinesizzazione.

Wong e Sze-yiu, rilasciati con il pagamento di mille dollari di cauzione, hanno un divieto di viaggio in attesa del 18 dicembre, giorno in cui la corte si aggiornerà. I pubblici ministeri hanno affermato di essere pronti ad ascoltare entrambi ma gli avvocati della difesa hanno chiesto un aggiornamento fino a quando la Corte suprema della città non si sarà pronunciata sulla legalità del divieto di indossare una maschera durante le manifestazioni.

“Sopravvissuto all’udienza di oggi e per ora senza bisogno di affrontare la detenzione”: lo scrive su Twitter l’attivista hongkonghese: “Ho ancora il divieto di viaggiare, un tentativo di limitare l’attivismo. Grazie alla corte, sono costretto a continuare nel 2020 l’attivismo in modo più resistente aumentando l’attivismo online del tempo della pandemia”.

L’ultimo arresto di Wong, avvenuto giovedì scorso, ha attirato le critiche dell’Unione Europea, che ha descritto l’operazione di polizia come “l’ultima di una serie preoccupante di arresti di attivisti pro-democrazia dall’estate”, e ha messo in dubbio la volontà della Cina di sostenere i suoi impegni internazionali.

Oggi il partito italiano Più Europa ha organizzato un sit-in a piazza Montecitorio, per “esprimere solidarietà ai cittadini di Hong Kong che manifestano per la democrazia. Saremo in piazza anche per chiedere al Governo italiano di essere meno inutilmente reticente con Pechino, come lo è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nel suo recente incontro con l’omologo cinese a Roma”, ha spiegato all’Agi il segretario Benedetto Della Vedova.

“In quell’occasione – continua, usando anche la situazione hongkonghese come leva politica contro il governo – Di Maio poteva smentire la critica, spesso fatta al Movimento 5 stelle, nei governi Conte uno e due, di essere troppo accondiscendente con la Cina rispetto ai vari temi, a partire dal 5G”, continua.

La scelta per ora garantista delle autorità hongkonghesi potrebbe essere legata al momento ed evitare situazioni che possano infiammare le masse. Domani, giorno della Festa nazionale cinese, l’ex colonia britannica rischia di finire di nuovo invasa da migliaia di manifestanti che chiedono al Partito/Stato di garantire la libertà secondo “un Paese, due sistemi”, l’accordo con cui il Regno Unito aveva restituito l’ex colonia alla Cina.

Lo scorso anno, durante un corteo ci furono scontri con la polizia e un manifestante fu colpito al petto da un colpo di pistola sparato da un poliziotto. Ora la pesantissima legge sulla sicurezza nazionale sconsiglia manifestazioni, visto che c’è il rischio di finire incriminati di reati  come sovversione e secessionismo, con tanto di possibilità di scontare la pena in Cina (secondo la legge sull’estradizione).

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