“Abbiamo commesso un errore a rimuovere” il rais libico Muammar Gheddafi. “Non è stato saggio”. A dichiararlo è David Thorne, ex ambasciatore statunitense in Italia ai tempi dell’amministrazione di Barack Obama ed ex consigliere del segretario di Stato John Kerry, oggi vicinissimo al candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden.
Nell’intervista concessa a The Voice of Business l’ambasciatore parla anche dalla firma dell’Italia sul Memorandum sulla Via della seta con la Cina. Com’è stata presa? “Non bene”, risponde. “Non so come stia andando”, continua, “ma credo che si procederà cautamente”.
“L’altra cosa che vorrei dire sulla Cina”, prosegue Thorne, “è che dobbiamo lavorare assieme”. E cita diversi ambiti, dal clima al commercio. “Dobbiamo lavorare assieme ma dobbiamo anche essere molto più consapevoli che si tratta di un competitor”. Ed è anche per questo che l’ambasciatore spiega che, pur “non potendo dire molto di positivo sulla politica estera del presidente Donald Trump, il suo approccio duro con la Cina è stato come un campanello d’allarme per tutti noi”.
Dichiarazioni che testimoniano il fatto che, come raccontato da Formiche.net, il Partito democratico statunitense sta cambiando approccio verso la Cina. Basti pensare al recente mea culpa del senatore Mark Warner, membro di spicco del Partito democratico statunitense e vicepresidente del Comitato Intelligence del Senato: “Come molti mi sono sbagliato. Ho creduto che integrare la Cina nell’ordine internazionale liberale e interconnetterla con il sistema economico liberale avrebbe portato la Cina ad aprirsi e democratizzarsi. Invece, la Cina ha dimostrato che lo sviluppo e l’uso di tecnologia all’avanguardia e la crescita economica sono comunque possibili all’interno del capitalismo di Stato autoritario”.