Come per la Tunisia, anche con l’Algeria l’Italia punta a rimpatri più veloci perché, nonostante sia la Francia la meta finale sognata dagli algerini, la prima tappa è sempre la Sardegna dove alla fine restano bloccati. Il flusso migratorio dall’Algeria non è corposo come dalla Tunisia o dalla Libia, ma finora sono 921 gli algerini arrivati quest’anno sulle coste sarde più altri 35 sbarcati oggi, martedì. Per questo dopo la Libia e la Tunisia, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, è stata ad Algeri dove ha incontrato l’omologo Kamel Beldjoud e il presidente della Repubblica, Abdelmadjid Tebboune.
Nel vertice si è discusso di un accordo-quadro per una cooperazione rafforzata tra forze di polizia finalizzata non solo al traffico di esseri umani, ma anche a terrorismo, criminalità transnazionale, traffico di droga e reati economico-finanziari. La disponibilità algerina sull’immigrazione era stata manifestata dal presidente Tebboune già all’inizio di quest’anno, quando si disse pronto a collaborare con l’Italia per rimpatriare i suoi connazionali privi di documenti in cambio del rispetto dei loro diritti. In particolare, il ministro Lamorgese intende attuare “nuovi modelli operativi” per velocizzare i rimpatri e su questo si è detto d’accordo il ministro Beldjoud.
Il governo algerino cerca da tempo di frenare l’esodo e il ministero della Difesa nei primi sette mesi di quest’anno ha bloccato un migliaio di persone nonostante la legge punisca con sei mesi di reclusione chi tenti di lasciare illegalmente lo Stato. E’ una situazione analoga alla Tunisia e a quelli che arrivano in Libia da diverse zone: la ricerca di una vita migliore. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dall’inizio dell’anno la Guardia costiera libica ha riportato indietro 8.435 migranti di cui 454 nella settimana tra l’8 e il 14 settembre. Non basta, soprattutto in epoca Covid, e l’accordo con l’Algeria punta a una collaborazione di polizia più incisiva nei confronti dei trafficanti.