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Ecco la lezione di Willy a tutti noi. L’omaggio di Fulvio Giuliani

Vorrei provare a rendere omaggio a Willy Duarte. Senza ragionare di quella deriva di non cultura, che ha generato i mostri di questa tragedia. Ce ne sono, altroché se ce ne sono e i particolari che stanno via via emergendo dalle indagini confermano le peggiori sensazioni.

Faremo bene a occuparcene, senza fare sconti. In Italia, c’è una deriva di violenza per la violenza. Verbale e fisica.
Nel giorno dell’ultimo saluto a questo ragazzo dalla faccia pulita e simpatica, però, nell’ora in cui i suoi cari hanno dovuto dire addio per sempre a un sorriso che abbiamo imparato ad amare, spero si possa partire da un altro punto di vista.

Vorrei dedicare poche righe alla lezione, al vero e proprio regalo che Willy ha fatto a tutti noi. Questo ragazzo ha messo in gioco sé stesso, senza pensarci neppure un istante, per difendere una persona in difficoltà. Di questo stiamo parlando, non dimentichiamolo mai. Tutto parte da lì. Certo, un suo ex compagno di classe, possiamo anche definirlo un amico, comunque sia non la persona in assoluto a lui più vicina. Non lo potremo mai sapere, ma Willy ci lascia la meravigliosa sensazione che si sarebbe lanciato in difesa di chiunque si fosse trovato esposto alla furia belluina del branco. Un altruismo semplice e assoluto.

Che lezione, in un’era in cui la cura del sé, l’ossessione per il nostro apparire al mondo sembra aver completamente sovrastato la sostanza dei sentimenti. Willy non voleva sacrificarsi, non voleva fare l’eroe, tanto meno perdere tutto. È semplicemente intervenuto. Perché le persone perbene non stanno zitte e ferme, davanti alla prevaricazione e alla violenza. Un ragazzo beneducato, ben cresciuto da una famiglia dai chiari principi, non tollera la violenza più squallida che possa esserci. La violenza dei tanti contro uno, la violenza istupidita dall’assenza di dignità, alimentata da muscoli gonfi di odio e ignoranza. Willy non ha pensato, non ha fatto calcoli, è intervenuto perché era un uomo.

Un uomo, per dirsi tale, non ha bisogno di riconoscersi e trarre la propria forza da una gang o da riti subumani. Vive la sua vita, sapendo in un angolo della testa e del cuore che a determinati principi non si può derogare. Pena diventare come loro.

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